Il 54% degli uomini e il 43% delle donne abbandona la professione prima della normale età di pensionamento.
BERNA - Un funzionario statale su due in Svizzera va in pensione anticipata: lo afferma la NZZ am Sonntag (NZZaS) sulla base di un sondaggio presso le grandi casse pensioni pubbliche.
In seno a Publica, l'istituto di previdenza della Confederazione, ad abbandonare la professione prima della normale età di pensionamento sono il 54% degli uomini e il 43% delle donne. L'età media in cui i maschi vanno in pensione è rispettivamente di 63,6 anni e di 63,4 anni. Numeri analoghi vengono mostrati anche per esempio dalla città di Zurigo o da imprese in mano allo stato quali FFS e Posta.
Nel privato la situazione è diversa: ad esempio presso le molte imprese affiliate alla fondazione collettiva Swiss Life la quota dei prepensionamenti è del 34% (uomini) e del 32% (donne), da Gastrosocial (cassa pensione settore del alberghiero e della ristorazione) i numeri sono 32% e 31%. Spicca per contro UBS (62% e 72%), che mostra dati che riflettono probabilmente le ristrutturazioni subite dal ramo bancario.
Le cose stanno però cambiando anche nel settore pubblico. "Abbiamo eliminato tutti gli incentivi che incoraggiavano il pensionamento anticipato", afferma Thomas Schmutz, vicedirettore dell'Ufficio federale del personale (UFPER), in dichiarazioni riportate dal domenicale. "In media i nostri dipendenti vanno in pensione oramai pochi mesi prima dell'età di riferimento e quindi un anno e mezzo dopo rispetto al 2008".
In generale il desiderio di andare in pensione anticipata è molto diffuso, ma non tutti possono permettersi tale lusso. "Il pensionamento anticipato è molto costoso", spiega alla NZZaS Reto Spring, presidente di Finanzplaner-Verbands Schweiz (FPVS), l'associazione dei pianificatori finanziari. "La maggior parte delle persone sottovaluta l'ammontare del denaro che occorre investire: dopo tutto gli ultimi anni prima del pensionamento sono di gran lunga i più importanti per la previdenza".
L'esperto dice di consigliare spesso ai suoi clienti di non abbandonare l'impiego: e non solo per motivi finanziari: "il lavoro mantiene in forma e dà un senso alla vita". Inoltre, l'aspettativa di vita è oggi così alta che molte persone trascorrono un terzo della loro esistenza in pensione. "Piuttosto che giocare sui campi da golf è più soddisfacente rendersi utili".
Per chi soffre di una malattia, il pensionamento anticipato ha senso, aggiunge lo specialista. La situazione è diversa per le persone sane: "Spesso mi accorgo che le persone si lasciano andare appena smettono di lavorare, ad esempio perché non hanno contatti sociali". Rimanere al lavoro più a lungo e abbandonarlo gradualmente sarebbe quindi la soluzione migliore.
L'elevato numero di prepensionamenti è uno svantaggio per l'economia, sostiene da parte sua Reto Föllmi, professore di economia all'università di San Gallo, interpellato dal settimanale. Aggrava la carenza di manodopera qualificata e indebolisce il sistema pensionistico. A suo avviso la causa è da ricercare negli incentivi sbagliati: "Le tasse elevate sul lavoro hanno l'effetto di rendere meno attraente l'attività professionale", afferma l'esperto. "Chi opta per il tempo libero viene premiato perché non è soggetto a tasse".
Ma perché così tanti dipendenti vanno in pensione anticipata? Si tratta principalmente di un fenomeno che vede protagonisti i più benestanti, oppure le partenze sono involontarie, ad esempio perché le aziende costringono i loro dipendenti ad andarsene? Un nuovo sondaggio condotto dall'assicuratore Swiss Life giunge alla conclusione che prevale il primo fattore. Il 45% ha degli intervistati ha infatti motivato il pensionamento anticipato con la volontà di godersi la pensione, il 32% ha anche dichiarato di potersi permettere finanziariamente di non lavorare più. Solo al terzo posto figura il motivo della salute cagionevole o della mancanza di energia. E solo il 15% ha citato ragioni aziendali, anche se gli intervistati hanno potuto dare diverse risposte.