Non è malaffare, ma poco ci manca. Un recente reportage svela le aree grigie, diffuse a tutti i livelli, nella politica svizzera.
BERNA - Svizzera terra di integrità politica, in teoria sì in pratica... un po' meno. È quello che sostiene un recente sondaggio svolto dai quotidiani del gruppo Tamedia e che ha chiesto in via anonima a politici attivi a livello comunale e cantonale se - durante la loro attività - si sono trovati confrontati con casi di conflitto d'interesse tra la cosa pubblica e quella privata.
Sul filo di rasoio del malaffare
La risposta è stata abbastanza sorprendente con un sì confermato dal 40% degli interpellati, ovvero 819 su 2'045. 586 di questi hanno inoltre segnalato «conflitti d'interesse multipli». A venire interrogati membri di consiglio comunale e granconsiglieri di diversi cantoni di tutta la Confederazione.
Fra le testimonianze ottenute non vi sono plateali casi di costruzione, ma piuttosto un apparentemente diffuso sistema che corre sul filo del rasoio del malaffare, per ottenere guadagni perlopiù privati, forse non in barba alla legge ma all'etica probabilmente sì.
Le pressioni in commissione, e i vantaggi personali
I casi citati più diffusi riguardano le modifiche dei piani regolatori, spesso "sbloccati" dove fa comodo ad alcuni (anche con pratiche accelerate) per una successiva edificazione vantaggiosa. Decisioni, queste che vengono sospinte con convinzione, e spesso sfacciatamente, in seno alle commissioni dove difficilmente trovano un'opposizione convinta. E quando c'è, spesso e volentieri i rapporti di minoranza non bastano.
Altro ambito in piena zona grigia è quello degli appalti pubblici e delle sovvenzioni ad associazioni. Capita più spesso di quanto si creda che i lavori pubblici vengano affidati ad aziende o persone vicine ad alcuni esponenti di peso.
Lo stesso vale per i sussidi per associazioni o altre realtà attive sul territorio, spesso con una persona che fa da "ponte" all'interno degli organi politici. Ci si aspetta che se qualcuno in commissione sia in qualche modo coinvolto si astenga dalla discussione o almeno lo espliciti, ma non sempre capita.
Dulcis in fundo, le decisioni che favoriscono apertamente alcune categorie professionali: dall'aumento delle tariffe per i servizi svolti, passando per sostegni cantonali e comunali a determinate branche che hanno una forte rappresentanza negli organi politici che li decidono.
«Chi sa, spesso ha paura di parlare»
«Purtroppo ancora troppe persone fanno fatica a riconosce quando si presenta un conflitto d'interesse, per poi fronteggiarli in maniera corretta», commenta Martin Hilti di Transparency International Svizzera, «questo è un problema anche perché danneggia l'opinione e la fiducia della gente nei confronti della politica».
Secondo l'esperto «servono regole vincolanti perché queste situazioni non si presentino e un sistema che permetta di segnalare questo tipo di abusi, molti casi - purtroppo - finiscono per passare sotto silenzio perché chi sa spesso ha paura di parlare».