Bandita la camicia contadina alla festa scolastica

La camicia azzurrina con le stelle alpine ricamate scatena ancora polemiche. Gli studenti: «Non sapevamo potesse essere considerato come un gesto razzista»
La camicia azzurrina con le stelle alpine ricamate scatena ancora polemiche. Gli studenti: «Non sapevamo potesse essere considerato come un gesto razzista»
BERNA - Una camicia azzurrina con le stelle alpine ricamate. È questo il capo al centro della discordia. Era già successo ed è capitato ancora: a cinque adolescenti che si erano presentati indossando il capo con gli edelweiss a una festa scolastica a Erlach (BE) è stato chiesto di cambiarsi.
I cinque ragazzi della scuola superiore - come riporta il SonntagsBlick - sono rimasti “sconvolti” quando il professore ha detto loro che avrebbero dovuto indossare qualcos’altro. Ma hanno apparentemente mostrato comprensione: «Non eravamo a conoscenza che la camicia potesse essere ritenuta razzista e xenofoba».
Il docente, dal canto suo, si è giustificato dicendo che i ragazzi stavano violando il codice di abbigliamento: «Era stato concordato che tutti avrebbero dovuto indossare dei capi scuri». Il direttore della scuola, Matthias Schmocker, ha confermato che anche a un ragazzo che indossava una maglietta del club di hockey della capitale è stato chiesto di cambiarsi.
Alla fine del 2015 in una scuola media di Gossau dieci studenti si erano presentati a scuola con la camicia e un’insegnante aveva chiesto loro di cambiarsi. Loro si erano giustificati spiegando di voler semplicemente mostrarsi «svizzeri fieri e patriottici». Il direttore aveva sottolineato che il capo Edelweiss «non viola le regole del codice di abbagliamento e non è vietato», ma «uno studente che la indossa è normale, dieci lo fanno per mandare un messaggio».
Therese Jenni, la “mamma” della camicia con gli Edelweiss, si era detta «dispiaciuta che un prodotto svizzero dovesse fare le spese di una scelta politica», precisando che le sue camicie da lotta svizzera «sono senz’altro tradizionali, ma non sono di certo uno strumento di propaganda». La 62enne si era detta «fiera di essere svizzera» e comprensiva nei confronti di «giovani che vogliono provare a distinguersi dai loro compagni stranieri portando una camicia con gli Edelweiss», tuttavia, «non significa che lo approvi» aveva precisato.




