Ad annunciarlo è papà Nicola. Circa 250 pagine su una vicenda, quella del ragazzino massacrato tra le nevi vallesane, che ha scosso l’intera Svizzera. L’uscita è prevista per il 2018
FRIBORGO – Zitti tutti. «Ora la parola passa a Luca». Nicola Mongelli, padre del ragazzo che il 7 febbraio del 2002 venne massacrato tra le nevi di Veysonnaz, in Vallese, annuncia l’uscita di un libro-verità su uno dei casi più scottanti della storia giudiziaria svizzera. Il volume, di circa 250 pagine, uscirà verosimilmente nel 2018. E racconta lo sconforto di una famiglia mai capita veramente dalle autorità elvetiche. «Soprattutto – spiega il papà – è un libro che dà voce a Luca. Racconta molte situazioni che abbiamo vissuto in casa, mai trapelate sui media».
Colpa del cane – Sono passati quasi 16 anni da quando Luca, oggi 23enne, cieco e su una sedia a rotelle, fu ritrovato in fin di vita. Luca raccontò sempre di essere stato aggredito da quattro ragazzi di famiglia ricca, che proprio in quei giorni si trovavano in vacanza nella località sciistica vallesana. Un’ipotesi mai presa seriamente in considerazione dalla giustizia. Le colpe ricaddero sul cane dei Mongelli, Rocky, che venne soppresso.
Un silenzio assordante – Tra il 2013 e il 2014, il caso sembra potersi riaprire. Grazie anche alle pressioni di alcune personalità vallesane e all’intervento della magistratura italiana. Niente da fare. Il procuratore vallesano Nicolas Dubuis, chiamato a riesaminare la vicenda, non si spinge oltre. E torna il silenzio. Assordante. «Non abbiamo più contatti con la giustizia ormai da anni – confessa Nicola Mongelli –. È triste. Non ci hanno più fatto sapere niente. Una simile vergogna non si deve più ripetere. Nessuno deve passare quello che abbiamo passato noi».
Iscritto all’Università – Papà Nicola continua a vivere in Svizzera, a Friborgo. Da anni è attivo nel ramo della ristorazione. Appena può, però, si reca a Giovinazzo, in Puglia, dove abitano Luca e il resto della famiglia. «Luca ora frequenta l’Università, è al primo anno di sociologia, a Bari. Ha dato due esami finora. Ha preso 28 su 30 e 20 su 30. Si impegna, è motivato. Non ha più tanta voglia di parlare di quello che gli è capitato. È stufo di non essere creduto. Comprensibile».
Problemi quotidiani – Poi il tono di voce di Nicola Mongelli cambia. Si fa più cupo. «Sappiamo che le condizioni fisiche di Luca non miglioreranno. E che la giustizia è ferma. I nostri problemi al momento sono più concreti. Ci chiediamo come sarà il futuro di Luca, se riuscirà a integrarsi nel mondo del lavoro. Ci sono difficoltà oggettive, con cui siamo confrontati quotidianamente».
Un atto di giustizia – Ogni tanto, quando si trova a Friborgo, la gente chiede a papà Nicola come sta suo figlio. «Quella di Luca è una storia che è rimasta nel cuore degli svizzeri. Me ne rendo conto ancora oggi. Anche per questo ho deciso di scrivere. La casa editrice mi ha pregato di non rilasciare troppe informazioni. Il libro sarà in francese, ma avremo anche la versione in italiano. Abbiamo dovuto mandare giù tante delusioni. Ci siamo dovuti abituare alla frustrazione. Questo libro è un atto di giustizia dovuto verso mio figlio».