L’UE ha rafforzato la direttiva sulle armi e la nuova legislazione influenza anche la Svizzera. L’Ufficio federale di polizia risponde alla domanda
BERNA - Nel mese di marzo, il Parlamento Europeo ha approvato le modifiche alla legge sulle armi del 1991 che presentava, a detta dei deputati, importanti falle di sicurezza. Per attuare le nuove direttive alcune limitazione potranno essere applicate anche in Svizzera. Il tutto dovrebbe aiutare la polizia a contrastare il terrorismo e l'introduzione facile di armi nei territori dell'unione.
Tutti i paesi dovranno inasprire i controlli sulle armi, soprattutto su quelle fino ad ora poco considerate, come quelle a salve che possono essere facilmente convertite per sparare proiettili veri, come accaduto nell’attentato a Charlie Hebdo. La direttiva prevede che anche questo tipo di armi dovrà essere acquistato sotto licenza.
La normativa riguarda anche le armi da fuoco disattivate, che dovranno essere sempre dichiarate alle autorità nazionali. Entro la fine di maggio saranno inoltre rivisti gli standard di disattivazione e le tecniche per garantirne l'irreversibilità.
Questa novità ha allarmato i sostenitori dell’esercito, che temono la revoca della possibilità di tenere in casa il fucile d’assalto. Nicoletta della Valle, drettrice dell’Ufficio federale di polizia (fedpol) ha però spiegato al NZZ am Sonntag: «Chi ha un fucile d’assalto può tenerlo. L’UE non pretende che le ritiriamo».
Per coloro che vorranno in futuro mantenere un’arma semi-automatica dopo la fine del servizio obbligatorio le cose potrebbero però cambiare: sarà consentito ai membri di un club di tiro che esercitano regolarmente l’attività. Per i collezionisti di armi, invece, la normativa deve ancora essere specificata.