Cerca e trova immobili
SWISS LEAGUE

«Lugano? Mi reputo fortunato, anche se la separazione è stata complicata...»

Chiacchierata a tutto tondo con l’allenatore del Visp Luca Gianinazzi: «Del Ticino mi mancano le mie corsette al laghetto di Origlio».
Freshfocus
«Lugano? Mi reputo fortunato, anche se la separazione è stata complicata...»
Chiacchierata a tutto tondo con l’allenatore del Visp Luca Gianinazzi: «Del Ticino mi mancano le mie corsette al laghetto di Origlio».
Proprio questa sera i vallesani ospiteranno i GDT Bellinzona Snakes.
HOCKEY: Risultati e classifiche

VISP - Spontaneo, con le idee in chiaro e sempre desideroso di mettersi in gioco portando avanti le sue idee e il suo credo hockeistco. Luca Gianinazzi, dopo la fine della sua avventura a Lugano, ha voltato pagina accettando l'offerta del Visp in Swiss League, con cui avrà il non semplice compito di confermare il titolo dell'anno scorso vinto dai vallesani. Non una missione semplice per l'allenatore ticinese, ma senza dubbio una missione stimolante. Attualmente Pezzullo, Lurati e compagni occupano la settima posizione in classifica a quota 34 punti, a nove lunghezze dal secondo posto.

«Innanzitutto sto ancora scoprendo questa nuova lega - ci ha detto il Giana - È un campionato estremamente equilibrato, soprattutto nella parte alta della classifica. Le prime otto/nove squadre giocano più o meno allo stesso livello, a parte forse il Turgovia che è leggermente scappato».

Oggi siete settimi in classifica... Ti aspettavi, forse, qualcosa in più?
«C'è l’ambizione di essere un po’ più in alto in classifica, questo sì, ma bisogna dire che non siamo nemmeno così lontani dalle zone di alta classifica. A livello di processo di crescita, è sempre difficile immaginare come possano realmente andare le cose. Abbiamo iniziato molto bene la stagione, prima di perdere qualche partita e un po' di fiducia nei nostri mezzi. Attualmente non stiamo giocando bene e mi aspetto un deciso cambio di ritmo da parte della squadra».

In che ambito la squadra può e deve ancora migliorare?
«Dobbiamo crescere a livello di maturità e di responsabilità all’interno del nostro gioco, commettiamo troppe ingenuità. Tuttavia, sono convinto che la squadra abbia grandi potenzialità e l’identità battagliera che ha mostrato la scorsa stagione debba essere assolutamente protetta. 

Quanto è cambiato il tuo lavoro rispetto a Lugano?
«In realtà non è cambiato granché. L’hockey rimane uguale. A livello pratico abbiamo meno telecamere a disposizione durante le partite per i challenge, ma a parte questo il gioco è lo stesso, anche se con un livello più basso. Avendo due soli stranieri, le dinamiche nello spogliatoio sono un po’ differenti a livello linguistico. Ma, come tipo e quantità di lavoro, non ci sono grandi cambiamenti». 

Senti la pressione di dover vincere?
«Quando una squadra vince il campionato, chiaramente l'anno successivo mira a confermarsi. L’obiettivo è quello di salire in National League, ma il club non ha fretta di farlo. Vogliono farlo in maniera oculata, sana a livello finanziario e in generale a tutto ciò che ruota attorno al Visp. Non sento pressione, anzi mi sento un privilegiato che la squadra che ha festeggiato il titolo l'anno scorso mi abbia chiamato. Sono onorato e sento di avere delle responsabilità, che però non mi creano ansia o agitazione».

Ti sei integrato bene in Vallese?
«L’inserimento è stato semplice. Quando arrivi in un posto nuovo e conosci già 25/30 persone che ruotano attorno al club, tutto diventa più facile. Anche con la mia famiglia ci troviamo davvero bene qui. Ci sono davvero dei posti magnifici anche per i bambini e le persone sono molto accoglienti, un po' come in Ticino». 

Cosa ti manca di più del Ticino?
«Il lago. Qui in Vallese ci sono tante montagne bellissime, ma non c'è il lago. Dove abitavo prima a Cureglia, andavo spesso a farmi la corsetta al laghetto di Origlio…». 

Sicuramente, invece, non ti manca la pressione mediatica che c'è a sud delle Alpi...
«Senza dubbio da questo punto di vista sono più tranquillo, anche se devo ammettere che rispondere alle domande dei giornalisti non mi ha mai dato particolarmente fastidio. Fa parte della straordinaria passione che c’è in Ticino: era una parte del mio lavoro che non apprezzavo particolarmente, ma che avevo imparato a gestire. La cosa particolare, semmai, era data dal fatto che - essendo ticinese - tutte le notizie e gli spifferi vari ti arrivavano da amici o familiari in un qualche modo. Non c’era mai un vero stacco, mentre qui a Visp nessuno dei nostri conoscenti legge i giornali locali, motivo per il quale è più facile staccare». 

Se ripensi alla tua avventura a Lugano, qual è il sentimento preponderante?
«Non è facile rispondere a questa domanda, poiché la mia avventura a Lugano non è stata soltanto la prima squadra. Ho trascorso otto anni fantastici, vivendo momenti meravigliosi e conoscendo persone altrettanto meravigliose. Mi reputo fortunato ad aver avuto la possibilità di lavorare per questo club. Certo, l’ultima tappa - quella della separazione - è stata complicata e non è la fine che mi immaginavo. Sono però consapevole che queste sono le leggi dello sport... Ci sono delle tappe del mio percorso a Lugano che ricordo con enorme piacere, se penso alla mia seconda stagione in NL, alla vittoria sull’Ambrì nei play-in, al raggiungimento di gara-7 a Friborgo nei quarti di finale. Senza scordare finale giocata con la Under-20. Le emozioni sono davvero tante ed è stato un grande orgoglio per me rappresentare i colori bianconeri per così tanto tempo». 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
Naviga su tio.ch senza pubblicità Prova TioABO per 7 giorni.
COMMENTI
NOTIZIE PIÙ LETTE