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L’OSPITE - ARNO ROSSINIIl furbo Guardiola e… la sentenza Lewandowski

17.02.21 - 12:00
Evoluzione e monotonia: City, Bayern e quella candidatura da cannibali.
Imago (foto d'archivio)
Il furbo Guardiola e… la sentenza Lewandowski
Evoluzione e monotonia: City, Bayern e quella candidatura da cannibali.
Arno Rossini: «I numeri non spiegano sempre bene la situazione. In questo caso però sono inequivocabili».
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ROMA - Le vittorie esterne, rumorose e meritate, di Barcellona-PSG e Lipsia-Liverpool hanno aperto uno dei “tabelloni” più ambiti e prestigiosi del calcio: la fase a eliminazione diretta della Champions League. Già perché, non ce ne vogliano le altre coppe (ma nemmeno la fase a gironi della stessa manifestazione), l’atmosfera che accompagna le sfide che si disputano dagli ottavi di finale in avanti è unica. Magica. Fantastica. Noiosa.

Come dite? L’ultimo aggettivo mal si sposa con la competizione? È vero, forse è meglio dire “prevedibile”, nel senso che - salvo rare eccezioni - ogni stagione si può prevedere chi arriverà in fondo.

«E quest’anno, salvo sorprese, saranno Manchester City e Bayern Monaco - è intervenuto Arno Rossini - Ovvero i più forti, “rodati” e organizzati tra tutti i contendenti».

Gli inglesi arrivano da sedici vittorie consecutive. I tedeschi hanno appena “chiuso” una stagione da sei trofei.
«I numeri non spiegano sempre bene la situazione. In questo caso però sono inequivocabili. Davvero queste due squadre sono un passo avanti rispetto a tutte le rivali. Almeno ora. Ma non credo che la situazione possa cambiare molto da qui a primavera». 

Perché, nello specifico, pensi che una delle due vincerà?
«Partiamo dal City. Guardiola è bravissimo, non lo scopriamo certo noi. E poi è molto furbo. Ha visto che il suo gioco non dava gli effetti sperati e l’ha modificato. Ora in fase di transizione i Citizens sono molto più veloci. Fino all’anno scorso prediligevano il fraseggio orizzontale; adesso invece sono passati alle verticalizzazioni immediate. Sono molto britannici. Ma d’altronde, se in campo non puoi schierare Iniesta e Xavi...».

E questa evoluzione del tiqui taca è più pericolosa per gli avversari?
«Un centrocampo come quello del City non ce l’ha nessuno e anche gli altri reparti… Giocando in velocità, gli inglesi possono essere implacabili. Mi sembrano un po’ il Liverpool degli anni scorsi, ma con più qualità. Possono dominare ogni partita». 

I panzer?
«Sono sempre i soliti. Il Bayern è estremamente solido e si affida molto all’uno contro uno per creare la superiorità numerica. Una volta trovata e messa la palla in area… beh c’è Lewandowski. Una sentenza».

Sei l’allenatore di una squadra che deve affrontare City o Bayern. Provi a giocartela o ti difendi spudoratamente?
«Pur pericolose e ambiziose, le altre big arrivate agli ottavi di finale di Champions sanno di non essere al livello di inglesi e tedeschi. Penso al PSG, al Real, alla Juve… nessuna di queste sta dominando il rispettivo campionato nazionale. E questo anche perché in un periodo tribolato, tra cambiamenti e progetti non ancora completati, sono rimaste un po’ indietro. La truppa di Pep Guardiola e quella di Hans-Dieter Flick sono invece già arrivate alla fine del loro percorso di crescita. Sono al top».

Non hai risposto: che tattica attueresti nella speranza di qualificarti?
«Visti i valori in campo, se provi a giocartela sei spacciato». 

Catenaccio duro e puro?
«Qualcosa si deve inventare. D’altronde se pure Mourinho, ai tempi del Real Madrid, fece tenere alta l’erba del Bernabeu per rallentare il gioco del Barça...».

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