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SVIZZERACredit Suisse, turbolenze ancora da risolvere

05.10.22 - 16:05
Rimane elevata la pressione sulla banca che, nel frattempo, prova a tranquillizzare i clienti
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Fonte Ats
Credit Suisse, turbolenze ancora da risolvere
Rimane elevata la pressione sulla banca che, nel frattempo, prova a tranquillizzare i clienti

ZURIGO - Dopo le voci preoccupate circolate nel fine settimana relative alla solidità della banca, ora la direzione appare impegnata a rassicurare i clienti che, nel frattempo, si sono spaventati.

Il portale Inside Paradeplatz parla di una "mail tranquillizzante" spedita ieri per convincere i clienti importanti. Si tratterebbe di 40 pagine di presentazione con la risposta alle due domande che, secondo la testata economica, sono al centro della questione: c'è abbastanza capitale? C'è sufficiente liquidità? A entrambi i quesiti la risposta dei manager sarebbe un chiaro sì.

Una mail per tranquillizzare i clienti

«Siamo in contatto con i nostri clienti e utilizziamo diversi materiali e mezzi di comunicazione», si limita a indicare all'agenzia Awp un portavoce, interpellato sul tema. Anche secondo il Financial Times l'istituto ha trascorso gli ultimi giorni a combattere contro le voci in circolazione. Il quotidiano economico britannico cita un banchiere che, per tutto il fine settimana, è stato al telefono con clienti e controparti per convincerli della salute finanziaria della società. Nelle ultime settimane, la direzione di Credit Suisse ha, inoltre, ripetutamente cercato di rassicurare i dipendenti con note interne.

Non stupisce quindi che le partenze di personale siano attualmente monitorate con attenzione. A questo proposito, di recente sono giunte diverse notizie dall'Asia: ad esempio Credit Suisse a Singapore sta perdendo la vice responsabile del comparto Wealth Management per l'Asia, Young Jin Yee. Un portavoce della banca ha confermato una notizia in tal senso diffusa da Bloomberg: non ha invece commentato le voci che parlano di un team di cinque gestori patrimoniali di Hong Kong che starebbero a loro volta lasciando la banca.

Turbolenze da risolvere

Gli analisti ribadiscono nel frattempo la loro valutazione secondo cui probabilmente non ci sono motivi immediati di preoccupazione per la capitalizzazione o la liquidità di Credit Suisse. È perlomeno questa l'opinione di HSBC: allo stesso tempo, le turbolenze del corso azionario rendono però ancora più urgente la ristrutturazione, avvertono gli esperti britannici. «CS deve convincere i mercati di essere in grado di tornare alla redditività in tempi ragionevoli, rimanendo comunque entro i propri obiettivi di capitale».

Molti osservatori continuano a ritenere che la banca non sarà in grado di evitare misure sul fronte del capitale, anche perché la debolezza del mercato minaccia di portare la banca nuovamente in rosso nel terzo trimestre. In considerazione della diluizione delle azioni attraverso un aumento di capitale o addirittura la vendita di parti dell'azienda, gli esperti di HSBC hanno abbassato il loro obiettivo di corso a 4,90 franchi (in precedenza 6,20 franchi).

Una ristrutturazione che s'ha da fare

Gli analisti di CFRA hanno, attualmente, un obiettivo ancora più basso, pari a solo 3,50 franchi. Un piano di ristrutturazione convincente aiuterebbe certamente il prezzo delle azioni, scrivono. Ma gli esperti sono scettici al riguardo: Credit Suisse non è mai riuscita a convincere con le sue ristrutturazioni passate.

Oggi l'azione Credit Suisse perde circa il 3%, dopo aver guadagnato ieri quasi il 9%. L'azione è scambiata a circa 4,17 franchi, a fronte dei 3,52 di lunedì 3 settembre (minimo assoluto) e dei quasi 10 franchi che ancora venivano richiesti dai venditori in gennaio.

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COMMENTI
 

Sarà 1 anno fa su tio
Sicuramente non lo lasciano fallire, ma dovrebbe interessare a tutti visto che se così fosse per salvarlo ci vorranno parecchi miliardi di denaro pubblico.

Mattiatr 1 anno fa su tio
Risposta a Sarà
UBS e Credit Suisse sono banche di rilevanza sistemica a livello internazionale (mentre Raiffeisen, PostFinance e Zurich Bank a livello interno). Sono istituti soggetti a legislazione speciale che prevede maggiori cautele di stabilità. Sono obbligate ad avere un piano di risanamento in caso di crisi, quindi non mi preoccuperei troppo. Sopra tutto le prime due devono disporre di capitale sufficiente per liquidare in maniera ordinata perché un loro ''fallimento brusco'' avrebbe conseguenze sul piano economico molto rilevanti. È una legislatura post crisi bancaria 2008.

emibr 1 anno fa su tio
Risposta a Mattiatr
Io invece mi preoccupo poiché viviamo sotto un governo liberista dove i profitti sono privati mentre i rischi e idebiti sono a carico del contribuente. Lo abbiamo già sperimentato con Ubs dove lo stato ha dato soldi senza nessuna garanzia, ad esempio il pacchetto di azioni di maggioranza. Questa è la Svizzera.

Sarà 1 anno fa su tio
Risposta a Mattiatr
E' ancora corretto chiamarli istituti privati? Forse la definizione più corretta è semiprivati, dove i privati fanno i cavoli loro e si spartiscono bonus milionari anche quando fanno disastri e semi perché mal che vada c'è lo stato che provvede. Si è visto anche recentissimamente con i problemi sul mercato dell'elettricità.

Güglielmo 1 anno fa su tio
ma chi c...se ne frega....

Princi 1 anno fa su tio
chi se ne......... anche io sono in difficoltà

Sara788 1 anno fa su tio
beh io mi sono fatta una scorta di azioni! non si sa mai!
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