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SVIZZERACoronavirus: per il presidente del CS servono ulteriori aiuti alle aziende

09.08.20 - 14:43
Quelli proposti finora «sono prestiti, non regali», lamenta Rohner. In mente, però, non ha un programma congiunturale.
Keystone
Urs Rohner
Urs Rohner
Fonte Ats
Coronavirus: per il presidente del CS servono ulteriori aiuti alle aziende
Quelli proposti finora «sono prestiti, non regali», lamenta Rohner. In mente, però, non ha un programma congiunturale.

ZURIGO - Gli aiuti proposti finora per far fronte alle conseguenze economiche della pandemia non sono sufficienti: lo sostiene il presidente del consiglio di amministrazione (Cda) di Credit Suisse Urs Rohner, secondo il quale lo Stato dovrebbe favorire gli investimenti nelle piccole e medie imprese (PMI).

«I sostegni alla liquidità sono prestiti, non regali, che vanno rimborsati», puntualizza il manager in un'intervista pubblicata oggi dalla SonntagsZeitung. «A seconda di come evolverà l'economia sarà da vedere se tutte le aziende saranno davvero in grado di restituire i soldi».

Secondo Rohner la gran parte delle PMI riuscirà a farlo, ma non tutti: i parrucchieri hanno certo potuto riaprire dopo il confinamento, ma altri settori come la ristorazione o gli eventi soffrono e il comparto turistico è ancora in difficoltà.

«Sarebbe sbagliato credere che abbiamo già superato le conseguenze economiche della crisi con gli aiuti decisi finora», osserva il 60enne, che in primavera lascerà il Cda in quanto ha raggiunto il limite di mandati. «Esorto a cominciare a pensare oggi a come dare nuovo slancio all'economia: la crisi continuerà infatti a occuparci anche per tutto l'anno prossimo».

Stando a Rohner, un programma congiunturale sarebbe «troppo semplice», non tutto deve dipendere dallo Stato: «Ma lo Stato può favorire soluzioni private».

«Le aziende devono adattarsi e per farlo hanno bisogno d'investire», ricorda il dirigente bancario. «Ci sono molte PMI che hanno un modello di affari funzionante e un grande bisogno d'investimenti. Lo Stato potrebbe ad esempio, attraverso una regolamentazione più flessibile, consentire ai fondi pensione di utilizzare nuovi strumenti per mettere a disposizione delle imprese capitali in misura molto maggiore di quanto non avvenga oggi, sia attraverso speciali fondi di "private equity" che attraverso partenariati pubblico-privato». Un'altra possibilità, conclude Rohner, sarebbe che lo Stato preveda incentivi fiscali specifici per tali investimenti.
 
 

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