Rispetto al 1950 siamo scesi da 2.400 a 1.562 ore l'anno, ma la settimana da 42 ore e l'incapacità di separare vita professionale e privata non aiutano a stare meglio
ZURIGO - Cinquant'anni fa, eravamo quelli che lavoravano di più in Europa, assieme ai tedeschi. Con 2.400 ore all'anno, ci accontentavamo di due settimane di vacanza e cinque giorni di festa, il sabato era libero solo per un dipendente su sette e gli altri si presentavano in azienda sei giorni di fila, godendosi solo la domenica senza mai recriminare. Era prassi, consuetudine, normalità.
Germania anche più "pigra" di noi - E oggi? Siamo precipitati sotto quota 1.600. In Germania, il declino è stato anche più significativo: non si toccano le 1.400. Conseguenza dell'«aumentare della prosperità nella nostra società», dice Michael Siegenthaler, autore dello studio condotto dal Politecnico di Zurigo secondo cui, oggi, in Svizzera si è occupati in media appena 1.562 ore all'anno.
Ma quanto ci piace il tempo parziale? - Quarantadue ore a settimana invece di 49; 55 e oltre nel caso di alberghi e ristoranti. Crollo del tempo pieno, specie fra le donne, che si fermano al 41%; 83% gli uomini. Derive di una società del benessere che, altrove, non ha però prodotto i medesimi risultati. Stakanovista il Messico (2.248), come la Corea del Sud (2.113). Poi, è vero, si scende ovunque sotto le due migliaia, ma si resta per lo più sopra la Svizzera. Si lavora molto negli Usa, 1.770 ore, seguiti nell'ordine da Italia (1.723), Giappone (1.719), Spagna (1.701). Poi gli inglesi (1.674), gli svedesi (1.611), gli austriaci (1.608).
Come la Francia, ma lì sono solo 35 a settimana - Ed ecco la Confederazione elvetica, più "virtuosa" della Francia (1.474) per neanche mezz'ora circa al giorno. Lì, la settimana lavorativa è di 35 ore, ma il ricorso al tempo parziale è molto più modesto rispetto alla Svizzera, dove raggiunge il 37%. «A conti fatti, quello che si può constatare a livello internazionale è una maggiore voglia di tempo libero - osserva Siegenthaler - In questo, non siamo un'eccezione».
Mai meno di 21 o non saremmo felici - Ora, la domanda - scontata - è: perché non introdurre anche in Svizzera le 35 ore, se è vero che - dice il professore emerito di psicologia del lavoro al Politecnico di Zurigo Theo Wehner - non bisogna scendere sotto le 21 ma neanche superare le 34 ore se si vuole essere felici? Perché, secondo Rudolf Minsch di Economiesuisse, l'organizzazione attuale, con un ricorso importante al tempo parziale, garantisce lavoro a un maggior numero di persone e assottiglia le fasce cosiddette deboli e problematiche per lo Stato.
Si produce cinque volte tanto - Da segnalare, rispetto alla metà del secolo scorso, l'incremento della produttività. Nel 1950, si producevano 4 franchi ogni ora, pari a 18 odierni adattati a inflazione e potere d'acquisto. Oggi si arriva a 85 franchi, quasi cinque volte tanto. Si raggiunge con più facilità l'età della pensione (il 90% contro il 60% circa allora) e l'aspettativa di vita è cresciuta di sette anni, passando da 77 a 84.
Lavorare, che stress: colpa (anche) di internet - Certo, è aumentato lo stress ed è sempre più difficile separare vita professionale e privata, complici internet e i social. Come spiegarsi, altrimenti, perché ci sembra di non avere mai il tempo di far nulla, rispetto a una volta?