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STATI UNITITrump fa causa alla Pennsylvania

10.11.20 - 07:13
Facebook nel frattempo ha rimosso i falsi profili che sponsorizzavano la frode
Keystone
Fonte ats ans
Trump fa causa alla Pennsylvania
Facebook nel frattempo ha rimosso i falsi profili che sponsorizzavano la frode

WASHINGTON - La campagna di Donald Trump ha fatto causa al segretario di Stato della Pennsylvania, Kathy Boockvar, con l'accusa che il sistema di conteggio dei voti per posta è stato meno rigoroso di quello dei voti in persona.

Un «doppio standard» che rappresenta una «violazione costituzionale».

La Pennsylvania è lo stato che ha dato la vittoria a Joe Biden che, al momento della chiamata della sua vittoria, era avanti di circa 45 mila voti.

L'accusa di violazione della Costituzione lascia presagire l'intenzione della campagna di Trump di arrivare in fondo alla questione fino a portare il caso davanti alla Corte Suprema. Nonostante la maggioranza dei giudici costituzionali sia di estrazione conservatrice gli esperti tendono però a ritenere fortemente improbabile la corte possa rovesciare il risultato delle elezioni.

Barr: «indagare sulle accuse» - Il ministro della giustizia americano William Barr ha autorizzato il Dipartimento di giustizia a indagare su «accuse rilevanti» di frode elettorale. Lo riporta la Associated Press.

L'indagine, ha affermato Barr, possono essere avviate «se ci sono accuse di irregolarità chiare e apparentemente credibili. Irregolarità che, se riscontrate realmente, potrebbero potenzialmente impattare sul risultato elettorale di un singolo stato».

Dimissioni del procuratore - Il principale procuratore del Dipartimento di Giustizia per i crimini elettorali negli Stati Uniti, Richard Pilger, si è dimesso per protesta dopo le parole di William Barr. Lo riporta la Cnn.

Pilger ha inviato una mail ai suoi colleghi affermando che il procuratore generale stava intraprendendo «una nuova importante iniziativa che cancella 40 anni di politiche di non interferenza con indagini su presunte frodi elettorali nel periodo antecedente alla certificazione dei voti da parte dei singoli Stati», e che per questo motivo ha deciso di rassegnare le sue dimissioni.

Le elezioni non sono finite - «Le elezioni non sono finite», ha detto la portavoce della Casa Bianca Kayleigh McEnany nel corso di una conferenza stampa nella notte. «Queste elezioni - ha ripetuto - sono ben lontane dall'essere finite, e al contrario dei nostri avversari noi non abbiamo niente da nascondere». McEnany quindi ha ripetuto l'accusa di voti illegali ma senza fornire alcuna prova.

Profili rimossi - Dopo Twitter e Youtube, anche Facebook ha rimosso dei falsi profili tesi a promuovere la tesi repubblicana di frodi elettorali da parte democratica, tutti riconducibili all'ex consigliere di Donald Trump Steve Bannon. Lo denuncia l'Ong Avaaz, secondo cui il gigante dei social media ha rimosso sette pagine direttamente collegate a Steve Bannon che avevano raccolto in totale 2,45 milioni di abbonati, e che l'organizzazione aveva segnalato alla piattaforma venerdì.

«Il nostro team aveva identificato, all'inizio di quest'anno, alcune di queste pagine che condividevano informazioni errate su presunte frodi elettorali, e che, solo nella scorsa settimana, hanno raggiunto le 10 milioni di visualizzazioni» ha detto un portavoce dell'Ong per i diritti umani.

Le pagine rimosse avevano nomi come 'Valori conservatori', 'L'imbattuto', 'Stiamo costruendo il muro', 'Cittadini della repubblica americana' o 'Trump in guerra'.

Bannon, 66 anni, è stato uno degli artefici della vittoria di Donald Trump nel 2016 prima di essere cacciato. Sospettato insieme ad altre tre persone di aver sottratto fondi presumibilmente destinati alla costruzione di un muro al confine tra Stati Uniti e Messico, era stato arrestato alla fine di agosto ma ha sempre respinto le accuse.

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