Il Governo incassa la manovra

Il ministro Giorgetti respinge le accuse, le opposizioni attaccano
ROMA - In Italia, la legge di bilancio per il 2026 tocca la meta. A un giorno dall'esercizio provvisorio, arriva il via libera definitivo della Camera dei deputati. Dopo una volata finale tra fibrillazioni e proteste, il Governo tira finalmente il fiato.
«È una manovra seria e responsabile», costruita in un «contesto complesso», con «limitate risorse a disposizione» concentrate su alcune «priorità fondamentali: famiglie, lavoro, imprese e sanità», mette il sigillo la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni. Ma le opposizioni smontano la «propaganda» della maggioranza e vanno all'attacco: è una manovra di «austerità», fatta per «i ricchi».
Il disco verde della Camera - con 216 sì, 126 voti contrari e 3 astenuti - arriva all'ora di pranzo. Dopo un passaggio lampo in commissione e meno di 48 ore in Aula con tanto di seduta notturna (l'unica vera, peraltro, in questa manovra). A Montecitorio la quarta manovra del governo Meloni, che con i suoi 973 commi vale circa 22 miliardi, è arrivata blindata, in linea con il monocameralismo di fatto che ormai caratterizza da qualche anno l'esame della legge di bilancio. Le modifiche apportate questa volta dal Senato, che l'ha licenziata all'antivigilia di Natale, portano quasi tutte il marchio del governo e del Ministero dell'Economia e delle Finanze italiano, garante più che mai dell'invarianza dei saldi richiesta dalle nuove regole europee.
«Ce l'abbiamo fatta: noi l'abbiamo approvata, altri Paesi in Europa no», è soddisfatto il ministro italiano dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Che rispedisce al mittente le accuse delle opposizioni. È «falso» che sia una manovra per ricchi: lo sforzo «si concentra» sui dipendenti con redditi medio-bassi e ha «permesso di recuperare ampiamente il fiscal drag», rivendica il ministro, che ci tiene a rimarcare una misura di cui si è parlato «pochissimo»: la detassazione per i rinnovi contrattuali, che significa «aumenti concreti» dei salari e degli stipendi dei lavoratori dipendenti, «una cosa - puntualizza - che ci chiedevano sia i sindacati sia i datori di lavoro». Anche la ministra del Lavoro, Marina Calderone, ricorda le misure adottate.
Ed è proprio sui salari che si accende lo scontro con le opposizioni. È una manovra che «aiuta i più ricchi», «sbagliata», che «non affronta le prime preoccupazioni degli italiani», carovita e liste d'attesa, attacca la leader del Partito democratico (Pd) Elly Schlein, che in uno scambio con Giorgetti in Aula recrimina sui tagli a trasporti, scuola e sanità. «È una manovra di promesse tradite», sintetizza la presidente dei democratici italiani, che fa riferimento a pensioni e giovani, e poi lancia la sfida: «Dopo tre anni la vostra propaganda non regge più. E questo lo faranno valere i cittadini. Andiamo a battervi alle prossime elezioni».
"Disastro Meloni" recitano i cartelli alzati dal Pd al termine del voto. «Sembra un circo ma purtroppo è la realtà. E non fa ridere», è caustico il presidente del Movimento 5 Stelle (M5s) Giuseppe Conte. Per il leader di Italia Viva Matteo Renzi «un compitino fatto talmente male che sono gli elettori di destra i più delusi».
Ma a preoccupare è anche il tema delle pensioni. Il tentativo - fallito al Senato italiano - di una stretta su finestre e riscatto della laurea potrebbe non essere del tutto sventato. «La bocciatura dell'ordine del giorno del Pd sulle pensioni è la dimostrazione che nel prossimo anno ci riproveranno», avvertono i democratici. Mentre Giorgetti apre a un possibile nuovo stop sull'aumento dell'età pensionabile: nel corso del 2026, «se le cose continueranno ad andare bene sui conti pubblici come fino a oggi, cercheremo di ridurre quel mese in più che partirebbe dal 2027».
Tiene banco anche il tema delle spese per la difesa. Il Governo ha infatti già messo in conto circa 12 miliardi in 3 anni se l'Italia uscirà dalla procedura di infrazione. «La manovra porta il Paese in un'economia di guerra», avvertono M5s e Alleanza Verdi e Sinistra. Ma Giorgetti si smarca: valuteremo se chiedere la deroga «in primavera quando e se usciremo» dalla procedura, spiega. E comunque - promette - non saranno toccate le spese destinate a sanità, scuola e istruzione. Le opposizioni lamentano anche l'esame della manovra ormai limitato a una sola Camera italiana.
«Questo Parlamento si può chiudere», dice il segretario di +Europa Riccardo Magi alzando un cartello con la scritta "Vendesi". Un solco in cui potrebbe inserirsi l'attesa riforma della legge di contabilità. «Il Governo ha dato il suo contributo», ora tocca al Parlamento «trovare la via» per approvarla il «più rapidamente possibile» e rendere possibile un «dibattito vero» sulla legge di bilancio. La prossima, del resto, sarà la più impegnativa, quella che dovrebbe portare alle elezioni.



