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REGNO UNITO Il cervello dei ricoverati per Coronavirus rischia un invecchiamento di 20 anni

04.05.22 - 13:09
Non è ancora chiaro se i danni cognitivi siano permanenti, stando alla ricerca dell'Università di Cambridge
AFP
Fonte ats
Il cervello dei ricoverati per Coronavirus rischia un invecchiamento di 20 anni
Non è ancora chiaro se i danni cognitivi siano permanenti, stando alla ricerca dell'Università di Cambridge

LONDRA - Le persone ricoverate per Covid-19 potrebbero perdere fino a 10 punti di quoziente intellettivo nei sei mesi successivi all'infezione, ovvero una perdita intellettiva pari al declino cognitivo cui mediamente si va incontro dai 50 ai 70 anni. Anche se al momento non è chiaro quanto questi danni cognitivi siano permanenti, dato l'ampio numero di individui colpiti gravemente dal coronavirus nel mondo l'impatto complessivo potrebbe essere enorme. Lo rivela uno studio condotto presso l'Università di Cambridge e anticipato da New Scientist.

Gli esperti hanno confrontato l'esito di diversi test cognitivi eseguiti sei mesi dopo l'infezione su 46 pazienti ricoverati per covid, confrontandoli con l'esito di test cognitivi eseguiti su una popolazione di controllo di 66 mila individui. Sono emerse diverse "défaillance" cognitive nei guariti dal coronavirus, dalla riduzione della velocità di elaborazione delle informazioni, alla riduzione delle capacità di comprensione del linguaggio. Studi precedenti hanno anche dimostrato che il Covid-19 incide sulla capacità di usare lo zucchero come "benzina" da parte di aree neurali nevralgiche per attenzione, memoria di lavoro, risoluzione dei problemi.

È probabile che il coronavirus favorisca il declino cognitivo in vari modi, ad esempio danneggiando il cervello per eccesso di reazione immunitaria o perché l'infezione causa delle micro emorragie o delle micro ischemie in diverse aree neurali. Resta da capire quanto questi danni siano permanenti e quale sia al contrario la capacità di ripresa a lungo termine.

Ad ogni modo l'azione del coronavirus sul cervello non è trascurabile: «solo in Inghilterra 40'000 persone sono state in terapia intensiva per il Covid-19, questo significa che i deficit cognitivi post-covid possono interessare nel mondo un ampio numero di persone», sottolinea Adam Hampshire dell'Imperial College London, che ha condotto un altro studio coinvolgendo oltre 80 mila individui. Pubblicato sulla rivista EClinicalMedicine, lo studio evidenzia diversi deficit cognitivi tra i guariti dal covid rispetto ai coetanei del gruppo di controllo.

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