Un pacifico Gay Pride a Sarajevo

Per la prima volta la capitale bosniaca ha ospitato l'evento, non ci sono stati i temuti incidenti
Per la prima volta la capitale bosniaca ha ospitato l'evento, non ci sono stati i temuti incidenti
SARAJEVO - A Sarajevo si è svolto pacificamente e senza i temuti incidenti il primo Gay Pride della Bosnia-Erzegovina. In una città blindata e con il centro sorvegliato da oltre mille agenti in tenuta antisommossa - per fronteggiare possibili provocazioni e violenze da parte di estremisti omofobi - il corteo arcobaleno, in un'atmosfera colorata e festosa, ha percorso la centralissima via Tito raggiungendo la sede del parlamento, distante circa 2 km.
Musica, bandiere, palloncini e slogan contro ogni discriminazione e a sostegno di pieni diritti alla popolazione Lgbt hanno accompagnato la manifestazione, tenutasi dalle 12.00 alle 14.00, così come concordato con le autorità cittadine.
Poco prima dell'inizio del corteo, in un parco si era concluso un raduno indetto da gruppi e movimenti contrari agli omosessuali, fatti oggetto di insulti e slogan omofobi.
Tanti gli abitanti che hanno salutato da balconi e finestre il corteo del Gay Pride; Sarajevo era l'unica capitale dei Balcani dove la parata dell'orgoglio omosessuale non si era ancora tenuta.
Il numero dei partecipanti è stato di gran lunga superiore ai 500 annunciati alla vigilia, oltre 1'500 persone secondo alcune fonti, più di 3 mila secondo altre.
Al corteo si sono uniti in segno di solidarietà giovani, studenti, pensionati, invalidi - a sostegno di tutti coloro che sono discriminati o che vengono esclusi o emarginati dalla società, ivi compresi i migranti il cui flusso verso la Bosnia-Erzegovina negli ultimi mesi è fortemente cresciuto.
Al corteo arcobaleno ha anche partecipato l'ambasciatore americano a Sarajevo Eric Gordon Nelson, gay dichiarato, unitamente ad altri diplomatici stranieri e politici locali.
Negli ultimi giorni si erano moltiplicati gli interventi apertamente ostili al movimento omosessuale, facendo temere per possibili violenze al Gay Pride di oggi. Anche gli imam nelle moschee di tutto il paese - il cui islam è laico e moderato - avevano letto messaggi contrari al movimento omosessuale, definito immorale e peccaminoso.
E temendo possibili incidenti le autorità avevano predisposto un massiccio dispositivo di sicurezza, con più di mille agenti nelle strade e controlli scrupolosi persino in cassonetti e tombini.
Tutto si è svolto però nella calma e senza alcuna violenza, in quello che era visto anche come un test di maturità sociale e democrazia per la Bosnia-Erzegovina, desiderosa di mettersi definitivamente alle spalle il tragico passato di conflitti sanguinosi e avvicinarsi sempre più all'Unione europea.









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