L’Egitto alza le pene per lottare contro le mutilazioni genitali femminili, ma è il commento di un solo parlamentare a fare il giro del mondo
IL CAIRO - Stanno suscitando scalpore in patria e all’estero le dichiarazioni di un deputato egiziano che si è detto a favore delle mutilazioni genitali femminili perché, essendo «la metà degli uomini egiziani» impotente, è necessario ridurre il desiderio delle donne.
«In Egitto il 64% degli uomini soffre di disfunzioni erettili e questa incidenza è confermata dal grande utilizzo nel nostro Paese di farmaci che contrastano questa malattia», è la premessa che Ilhami Agina ha ribadito in diverse interviste in Tv. «La mutilazione genitale femminile riduce il desiderio sessuale nelle donne: se eliminassimo questa pratica avremmo bisogno di uomini forti per soddisfarle e non ne abbiamo», ha concluso.
Sulla scorta delle sue dichiarazioni, espresse per la prima volta alcuni giorni fa, Agina sta facendo il giro dei talk show e dei programmi di approfondimento egiziani e viene ormai citato dai media internazionali. Nei canali tv in patria e sui social media le sue affermazioni vengono attaccate da alcuni commentatori per la gravità di sostenere una pratica come l’infibulazione e da altri per “l’offesa” che arrecano alla virilità degli egiziani.
«A me funziona tutto»
Su quest’ultimo punto, Agina non ha del resto mancato di sottolineare la propria estraneità al problema: «A me funziona tutto ─ ha dichiarato ad al-Masry al-Yaum ─. Ho dato alla luce Iyad Ilhami due giorni prima della rivoluzione del 25 gennaio (2011, ndr)».
«Quest’uomo non può rimanere in Parlamento»
«Questo ha dei complessi: deve essere valutato dalla commissione competente in Parlamento, non è possibile che una persona che si esprime in questo modo su una tematica così grave e importante rappresenti i cittadini», ha dichiarato ad al-Haya al-Yaum l’ambasciatrice egiziana Mervat al-Talawi, impegnata nella lotta contro le mutilazioni genitali femminili.
L’87% delle donne ha subito mutilazioni genitali
Come in molti Paesi africani e mediorientali (ma non solo), le mutilazioni genitali femminili (MGF) rappresentano una piaga in Egitto. Secondo i dati dell’Unicef, l’87% delle egiziane di età compresa fra i 15 e i 49 anni ha subito qualche forma di mutilazione genitale. L’incidenza della pratica è tuttavia diminuita negli anni. Nel 1985, il 97% delle ragazze fra i 15 e i 19 anni era sottoposta MGF. Nel 2015 tale percentuale era scesa al 70%. Sulla scorta della morte di un’adolescente a causa di un’operazione di mutilazione genitale (illegale come qualsiasi altra dal 2008), l’Egitto ha deciso settimana scorsa di inasprire le pene per chi pratica questi interventi. Se l’operazione provoca «deformità permanente» o la morte sono previsti ora fino a 15 anni di cercere.
In Svizzera 14’700 donne e ragazze colpite
L’Ufficio federale della sanità pubblica stima che in Svizzera vivano 14’700 donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali o corrono il rischio di subirle. In base ai dati dell’Ufficio federale di statistica, tuttavia, dal 2012 al 2015 non sono state registrate denunce per questo tipo di reato (art. 124 CP). Come si legge nell'opuscolo sviluppato alcuni anni fa dal Cantone sul tema, la mutilazione genitale femminile consiste in «ogni lesione o ablazione, parziale o totale, effettuata senza ragioni mediche sugli organi genitali femminili esterni». Si divide in 1. circoncisione o sunna, che si pratica sulla clitoride; 2. clitoridectomia o escissione, che amputa la clitoride; 3. infibulazione, che amputa i genitali esterni e cuce l’orifizio vaginale per consentire il solo passaggio dell’urina e del flusso mestruale; e 4. altre forme e procedure non classificate (punture, perforazioni e altro).