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COMO: Entro sera il Tribunale del Riesame deciderà in merito al ricorso contro il maxisequestro da 130 miliardi al commercialista comasco Giovanni Butti

I difensori ritengono che il provvedimento della Procura di Milano sia spropositato.
COMO: Entro sera il Tribunale del Riesame deciderà in merito al ricorso contro il maxisequestro da 130 miliardi al commercialista comasco Giovanni Butti
I difensori ritengono che il provvedimento della Procura di Milano sia spropositato.
COMO. Entro sera si conosceranno le decisioni del Tribunale del Riesame di Milano sul maxisequestro disposto dal G.I.P. di Milano Rosario Lupo nei confronti del commercialista comasco Giovanni Butti, dei suoi famigliari, dei suoi soci Luciano Gilardo...
COMO. Entro sera si conosceranno le decisioni del Tribunale del Riesame di Milano sul maxisequestro disposto dal G.I.P. di Milano Rosario Lupo nei confronti del commercialista comasco Giovanni Butti, dei suoi famigliari, dei suoi soci Luciano Gilardoni e Paolo Berlusconi nell’ambito delle indagini sulla presunta truffa ai danni della Regione Lombardia che sarebbe stata perpetrata attraverso la discarica di Cerro. In tutto sono finite proprietà mobili ed immobili per oltre 130 miliardi di lire, tra cui ben 14 società riconducibili al commercialista titolare della "Pessina Immobiliare" che ha realizzato lo "Scorfano" di via Castelnuovo. L’ingente patrimonio, costituito da conti correnti bancari, titoli di borsa e azioni societarie, comprese quelle che hanno portato alla costruzione dello Scorfano e al Piano di Recupero dell’ex "MeccanoTessile" di via Pannillani è stato congelato in attesa della sentenza del Tribunale del Riesame a cui hanno fatto ricorso gli interessati al maxisequestro. Come noto il drastico provvedimento sollecitato dai P.M. milanesi Margherita Taddei e Giulia Perrotti che indagano sulla discarica (e sullo stesso Scorfano) è stato assunto in via cautelativa in quanto gli inquirenti si dicono convinti che il patrimonio da 130 miliardi di lire siano frutto di una serie di irregolarità contabili che vanno dal falso in Bilancio al riciclaggio di denaro indebitamente sottratto ai contribuenti attraverso la gestione della discarica. Il tutto per creare fondi neri utili a pagare, dicono i Magistrati, le mazzette finite anche nelle saccocce di alcuni politici regionali (3 ex Presidenti della Regione - Giovenzana, Ghilardotti e Arrigoni -, due ex Assessori del Pirellone e l’attuale Vice Presidente del Parlamento Europeo Podestà) affinché fossero concesse le autorizzazioni per l’apertura della discarica di Cerro. Dura la battaglia dei legali di Butti e Gilardoni (gli avvocati Gian Paolo e Giuseppe Fassi di Milano che puntano ad ottenere l’immediato dissequestro dei beni patrimoniali. I due difensori sostengono che soltanto la Procura di Milano ipotizza che il denaro proveniente dalla discarica sia stato riciclato nelle 14 società riconducibili a Butti e Company e a sostegno della loro tesi hanno prodotto le perizie di parte effettuate dal prof. Alberto Properzy, ispettore della Banca d’Italia, e dal commercialista Piero Canevelli. "In attesa del contraddittorio dibattimentale (ovvero del processo) - affermano i difensori di Butti e di Gilardoni - questo sequestro appare ingiusto e sproporzionato. Inoltre - affermano ancora Gian Paolo e Giuseppe Fassi - non corrisponde a verità la tesi della Procura meneghina secondo la quale il commercialista comasco prima di aprire la discarica, possedesse modeste proprietà". Insomma par di capire che fosse già ricco sfondato o giu’ di li’. Le società sottosequestro, quindi, non sarebbero state costituite (sostengono i difensori) con i soldi della discarica.
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