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COMO: Antiquario spedito a processo per appropriazione indebita di 11 quadri
Ma lui si difende e promette soprese in Udienza
COMO: Antiquario spedito a processo per appropriazione indebita di 11 quadri
Ma lui si difende e promette soprese in Udienza
COMO.
È un contenzioso di non poco conto e di non facile soluzione quello che approderà inevitabilmente davanti al Giudice Monocratico del Tribunale di Como e che vede uno contro l’altro due antiquari presenti sulla piazza comasco: in mezzo 11 t...
COMO.
È un contenzioso di non poco conto e di non facile soluzione quello che approderà inevitabilmente davanti al Giudice Monocratico del Tribunale di Como e che vede uno contro l’altro due antiquari presenti sulla piazza comasco: in mezzo 11 tele di apprezzabile valore. Sul banco degli imputati è finito tale Giorgio Lietti, 55enne originario di Cantù, residente ad Acquaseria con negozio fino a qualche tempo fa nella centralissima via Milano a Como. Per lui le accuse parlano di appropriazione indebita degli 11 quadri avuti in conto vendita dal collega Gino Alacqua di Milano. Lietti avrebbe dovuto vendere le tele e, ovviamente, girare i profitti all’antiquario di Milano in cambio di un quota concordata. In realtà, sostiene oggi l’accusa, i proventi sparirono dalla circolazione e Alacqua non vide il becco di un quattrino rimettendoci anche i dipinti, fra cui alcuni a firma di Giovanni Testori, Polidoro da Lanciano e Corrado Giaquinto. Per poter riavere i quadri Alacqua si rivolse ai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico che a più riprese individuarono gli acquirenti ignari di tutto e che avevano già appeso la tela acquistata nel salotto di casa. Ma quando ancora non avevano finito di “sbrodolare” dalla gioia per l’affare fatto, si videro porre sotto sequestro la merce. Tutto questo è quanto è emerso anche davanti al Giudice Preliminare di Como che ha disposto il rinvio a giudizio di Lietti. Il difensore, Ilvo Tolu del Foro di Como, tuttavia pare intenzionato a presentare nella fase dibattimentale prove riguardanti lo stato patrimoniale preesistente nei rapporti affaristici che univano i due antiquari e sostiene che il suo assistito trattenendo i 430 milioni ricavati dalla vendita delle 11 tele altro non avrebbe fatto che compensare una serie di crediti vantati nei confronti dell’esercente milanese, il che la vicenda potrebbe portare al cambio del capo di imputazione da appropriazione indebita a esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Entrambi gli antiquari hanno anche fatto istanza avanti al Giudice Civile per ottenere il riconoscimento del legittimo possesso dei quadri. E, sempre per restare in argomento di quadri, un 60enne milanese è comparso davanti al Giudice Monocratico di Como, Giuseppe Bocelli, per rispondere di contrabbando ed evasione delle tasse doganali per aver cercato di introdurre in Italia un quadro di Giorgio Morandi, pittore bolognese deceduto nel ’64. Si tratta di una tela raffigurante alcune teiere sequestrata al valico autostradale di Brogeda l’11 giugno del ’98. L’uomo si è sempre difeso dicendo che quel quadro era di sua appartenenza e che lo aveva preso a Lugano da una donna svizzera con cui aveva convissuto per una 30ina di anni e che proprio a lei lo aveva venduto agli inizi della relazione per una somma pari a 3.000 franchi (all’epoca il cambio era di circa 150 lire). L’attuale valore del quadro è stimato in circa 400 milioni di lire. L’uomo ha detto di averlo messo in macchina assieme ad altri oggetti con l’intenzione di portalo nella sua abitazione milanese. Giunto in dogana si sarebbe dimenticato di dichiarane la presenza. Il processo riprenderà il 18 aprile per l’escussione di alcuni testimoni fra cui la donna svizzera che dovrà confermare o meno questa versione.
di Bob Decker
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