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DISCARICA DI CERRO: Butti patteggia, Botta a giudizio

Il costruttore della Pessina Immobiliare che ha realizzato lo “Scorfano” di via Ambrosoli scende a patti con la giustizia per le presunte malefatte commesse ai danni della Regione Lombardia
DISCARICA DI CERRO: Butti patteggia, Botta a giudizio
Il costruttore della Pessina Immobiliare che ha realizzato lo “Scorfano” di via Ambrosoli scende a patti con la giustizia per le presunte malefatte commesse ai danni della Regione Lombardia
COMO – Ha scelto la strada del patteggiamento il costruttore comasco, Giovanni Butti, 59 anni di Olgiate Comasco, nelle sue vesti di Amministratore delegato della Simec, la Società di gestione della discarica di Cerro Maggiore al centro, fra l’a...

COMO – Ha scelto la strada del patteggiamento il costruttore comasco, Giovanni Butti, 59 anni di Olgiate Comasco, nelle sue vesti di Amministratore delegato della Simec, la Società di gestione della discarica di Cerro Maggiore al centro, fra l’altro, di una presunta maxi truffa da 150 miliardi ai danni della Regione Lombardia.

La richiesta di scendere a patti con la Giustizia è stata presentata oggi al Giudice dell’Udienza Preliminare di Milano chiamato a vagliare le posizioni di un nugolo di persone fra le quali anche il Sindaco di Como Alberto Botta, 55 anni, che, accusato di abuso d’ufficio, ha scelto la strada del processo ordinario per dimostrare la sua estraneità ai fatti. Nella “questione” figura anche Paolo Berlusconi, fratello dell’attuale Premier del Governo italiano, Silvio, che verrà sentito il prossimo 20 maggio e appare scontato che pure lui decida di scendere a patti con la Giustizia. L’inchiesta coinvolge complessivamente 54 indagati, 28 dei quali (quasi tutti con ruoli minori) hanno chiesto di patteggiare come fatto da Butti, mentre altri 4 si sono riservati di fare lo stesso. A spianare la strada ad una chiusura anticipata della vicenda giudiziaria la proposta di risarcimento da oltre 50 milioni €uro avanzata dagli indagati. Al Comune di Milano andranno, invece, circa 51 milioni di euro come riparazione patrimoniale e altri 3 milioni di danni morali, pari a circa 107 miliardi di vecchie lire. L’inchiesta è quella sui presunti fondi neri della discarica di Cerro gestita dalla Simec cui Amministratore delegato era il comasco Giovanni Butti.

Nell’udienza di oggi i difensori hanno confermato in linea di massima l’accordo con i Pubblici Ministeri Taddei e Perrotti della Procura di Milano. Secondo i due magistrati attraverso la Simec, il gruppo di indagati, ognuno per la sua parte, sarebbe riuscito per 5 anni a “gonfiare” le tariffe di smaltimento dell’unica discarica della provincia di Milano con un vantaggio patrimoniale personale di circa 150 miliardi di lire. Una decisione sui patteggiamenti proposti verrà presa il prossimo 30 maggio davanti al Giudice Preliminare, Luca Pistorelli. Chi non ha voluto patteggiare, invece, oltre al Sindaco Botta, è stato il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Nell’elenco dei 54 indagati troviamo anche l’ex Capogruppo a Palazzo Cernezzi di Forza Italia Mario Gorla, 55 anni; il funzionario dell’Ufficio Legale del Comune, Fausto Graffeo; l’ex Segretario provinciale dell’allora Democrazia Cristiana comasca Mario Conergliani, 55 anni; Luciano Gilardoni, 61 anni di Como; Antonio Ciapparelli, 49 anni di Villa Guardia; Augusto Clerici, 62 anni di Lurate Caccivio; Maria Grazia Banfi, 59 anni; Monica Butti, 32 anni; Marina Butti, 31 anni; Roberta Magni, 42 di Como; Roberto Valli, 43 di Albiolo; Renzo Magni, 68 anni di Lurate Caccivio; Maria Luisa Ciapparelli, 52 anni di Olgiate Comasco; Cinzia Magni, 43 anni di Como; Pier Luigi Ratti, 61 di Como, Alfredo Ratti, 59 anni di Gironico e Franco Brenna, 59 anni di Como.

Nel mirino degli Inquirenti c’è anche un ticinese: un imprenditore 43enne nato e residente a Lugano, l’unico per il quale nel febbraio scorso non era stata formulata richiesta di rinvio a giudizio. Al processo sono ammessi come Parte Civile il Comune di Milano, il Comune di Rescaldina e quello di Cerro Maggiore. Parte Civile anche la Simec, ovvero la Società che aveva in gestione la discarica dello scandalo.

Per tutti le accuse, a vario titolo sono di truffa, falso e abuso d’ufficio. Le indagini avrebbero indotto la Procura di Milano ad ipotizzare che i soldi (150 miliardi di lire) truffati ai danni della Regione Lombardia attraverso la discarica di Cerro, siano serviti proprio per costruire lo “Scorfano”. Va ricordato che molti degli indagati lariani sono sotto inchiesta anche da parte del Sostituto Silvia Perrucci della Procura di Como che nei loro confronti ipotizza una serie di reati fiscali attraverso un cospicuo giro di fase fatture a favore della società di gestione della discarica di Cerro Maggiore. Ma va anche sottolineato che la posizione del Sindaco Botta appare marginale rispetto a quelle degli altri indagati in quanto avrebbe approvato alcune modifiche al piano di recupero dell’area Pessina, dove è sorto lo “Scorfano”, senza farle esaminare dal Consiglio comunale come invece avrebbe imposto la Legge. Per Botta, comunque, nessuna contestazione per i famosi fondi neri di Cerro.

di Bob Decker

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