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E' morto lo sceneggiatore Agenore incrocci, in arte 'Age'

E' morto lo sceneggiatore Agenore incrocci, in arte 'Age'
ROMA - E' morto Agenore Incrocci, la seconda metà della coppia Age e Scarpelli. Lo storico sceneggiatore si è spento oggi in un ospedale romano all'età di 91 anni.La premiata ditta 'Age e Scarpelli' ha firmato alcune delle pagine più belle...

ROMA - E' morto Agenore Incrocci, la seconda metà della coppia Age e Scarpelli. Lo storico sceneggiatore si è spento oggi in un ospedale romano all'età di 91 anni.

La premiata ditta 'Age e Scarpelli' ha firmato alcune delle pagine più belle della storia del cinema italiano. Da 'I soliti ignoti' (1958) a 'C'eravamo tanto amati' (1974), da 'Totò sceicco' (1950) al western 'Il buono, il brutto e il cattivo' (1966) di Sergio Leone. Nato nel 1919 a Brescia (era coetaneo di Scarpelli), Age era stato giornalista prima di debuttare come sceneggiatore con 'I due orfanelli' di Mario Mattoli.

Dopo una breve ed infruttuosa esperienza come doppiatore per il primo film di Mario Monicelli ('I ragazzi della Via Paal', 1935), Age iniziò a lavorare in radio e a scrivere battute per il varietà. Durante la guerra trascorre quattro anni in Francia tra esercito francese e prigioni tedesche e, dopo la fuga, un anno di arruolamento nell'esercito americano.

Tornato dalla guerra, riprende il suo lavoro alla radio e scrive per alcune riviste teatrali, dedicandosi parallelamente alla collaborazione con alcuni giornali umoristici. La sua collaborazione con Scarpelli inizia nel 1952. Le loro sceneggiature forniscono un'incredibile varietà di personaggi emblematici dell'Italia del dopoguerra dalla quale ha origine il miracolo economico e gli anni del ''boom''.

Le modificazioni del linguaggio diventano nei loro lavori la chiave di lettura per la comprensione del mondo. Le opere migliori appartengono al genere comico, o alla commedia di costume, dove i due danno sfogo alle loro idee polemiche nei confronti della società. Le prime sceneggiature sono per Totò.

Tra le opere firmate dalla coppia ci sono film che hanno segnato un'epoca, come 'Sedotta e abbandonata' (1964) e 'Signore e Signori' (1965), entrambi di Pietro Germi. Per Monicelli sceneggiano, oltre a I soliti ignoti, anche 'La grande guerra' (1959), 'I compagni' (1963), 'L'armata Brancaleone' (1966), 'Temporale Rosy' (1980). Collaborano con registi del calibro di Luigi Comencini, Ettore Scola, Dino Risi, Alessandro Blasetti e Nino Manfredi.

La coppia Age e Scarpelli riceve tre Nastri d'Argento e un David di Donatello nel 1975 per ''Romanzo Popolare''. Nel 1985 i due si separano. Age, il più metodico dei due, inizia a collaborare con Lina Wertmuller, poi con Dino Risi. Minori le esperienze successive per il cinema e per la TV. Nel 1990 Age pubblica un manuale di tecnica di sceneggiatura intitolato ''Scriviamo un film''.

Il sodalizio tra Age e Scarpelli finisce soltanto nel 1985. La fucina dalla quale provenivano era quella del 'Marc'Aurelio', dove hanno imparato il senso dell'umorismo irriverente. Cominciarono sceneggiando i film di Totò, con risultati esilaranti ('Totò le Moko'', 'Totò cerca casa', '47 morto che parla', 'Totò cerca moglie', 'Totò sceicco', 'Totò a colori') ma già pronti a deviare nell'osservazione di costume (Totò e le donne, Totò e Carolina, La banda degli onesti), praticata con sempre maggiore convinzione (Bravissimo, Il bigamo), fino a giungere ai fondamenti della commedia all'italiana (I soliti ignoti, La grande guerra).

Age e Scarpelli erano maghi nella pittura d'ambiente, nel rifinire gli intrecci con personaggi e situazioni di divertente realismo, tanto che divennero maestri del giallo di costume ('Il commissario', 'La donna della domenica', 'Doppio delitto').

Ma la dimensione provinciale (la Lombardia de 'Il maestro di Vigevanò, la Sicilia di 'Sedotta e abbandonata', il 'Veneto di Signore e signori') non era l'unico aspetto sul quale si soffermavano: erano capaci di tratteggiare ambienti e luoghi inusuali e lontani, pronti a rapportarli ad una dimensione satirica (il catch di Temporale Rosy, l'Africa di Riusciranno i nostri eroi, Scemo di guerra).

Proprio per questa capacità nel dare consistenza ad ogni elemento del racconto, furono abilissimi anche nei viaggi all'interno della storia: ed ecco film come 'Il corazziere', 'I compagni', 'Rosolino Paterno' soldato'), tanto più se abbinati a scombinate avventure sul territorio italiano ('L'armata Brancaleone', 'La grande guerra', 'Tutti a casa' ) da parte di poveri cristi travolti dalla forza degli eventi.

Il loro interesse verso i linguaggi e gli usi popolari si rivelò anche nella capacità di reinventare vere lingue alternative come l'italiano maccheronico de 'L'armata Brancaleone'.

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