Rissa di Marchirolo: "Ci ha attaccati con un coltello"

Parla la ragazza di uno dei ticinesi presenti alla maxi rissa che ha coinvolto 12 persone in provincia di Varese
Parla la ragazza di uno dei ticinesi presenti alla maxi rissa che ha coinvolto 12 persone in provincia di Varese
LUGANO - "Dire che sono stati i dieci svizzeri a dare avvio alla rissa avvenuta a Marchirolo è assolutamente un errore". A parlare è la ragazza di una delle persone coinvolte nella zuffa avvenuta venerdì sera in un bar nella provincia di Varese. La sua versione dei fatti (raccontatale dal suo fidanzato) discosta da quelle uscite sui vari media nei giorni scorsi: "Il mio ragazzo e i suoi amici si trovavano in questo bar per festeggiare un compleanno - spiega la giovane, che sceglie di mantenere l'anonimato. Nel locale c'erano pure due ragazzi iracheni visibilmente ubriachi. Lo stesso proprietario del locale aveva avvertito che questi due, la sera prima, avevano già dato problemi".
Una questione di etnie alla base dello scontro - La situazione, stando sempre al racconto della ragazza, è presto precipitata. I due iracheni avrebbero, infatti, iniziato a prendersela con un ragazzo d'origine turca facente parte del gruppetto dei dieci svizzeri. "Dopo diversi insulti il ragazzo turco non ce l'ha fatta più ed ha reagito alle provocazioni. Dalla discussione si è quindi passati alle mani".
La vicenda nel frattempo si sposta all'esterno del bar, dove prosegue la zuffa tra uno dei due iracheni e il ragazzo turco. "A un certo punto il fratello del mio ragazzo ha cercato di dividere i due. Per tutta risposta è stato coinvolto nella rissa ed è dovuto quindi intervenire anche il mio ragazzo". Anche per lui, purtroppo, ad attenderlo c'erano una serie di pugni. "Ovviamente, prosegue la ragazza, a questo punto è stato necessario l'intervento di un terzo ragazzo (facente parte del gruppo dei dieci) per riuscire ad allontanare l'iracheno".
La calma prima della tempesta - Quando l'allontanamento sembra riuscito ecco tornare il giovane iracheno, ancora più arrabbiato. La situazione qui precipita. "Con una bottiglia di vetro in mano l'iracheno voleva risolvere la faccenda nel peggiore dei modi. Il mio ragazzo si è visto arrivare in faccia di nuovo tre pugni". Quindi la reazione: "A questo punto è intervenuto un altro ragazzo del gruppo che ha restituito i pugni all'iracheno. Questi, per tutta risposta, mentre sembrava che se ne stesse andando, ha invece tirato fuori un coltello".
A farne le spese è stato però il fratello del giovane preso a pugni. "Visto il pericolo - spiega la ragazza, il fratello del mio compagno ha cercato di mettersi in mezzo per fermare la furia dell'iracheno che, per tutta risposta, lo ha ferito con una coltellata al collo e al braccio".
Pronto soccorso e complicazioni - "I due, ubriachi, sono quindi fuggiti a bordo di una Porsche bianca metallizzata targata Ticino, mentre noi abbiamo chiamato carabinieri e ambulanza per curare le ferite del nostro amico - prosegue la ragazza -. Per lui, in seguito alle ferite, è stata decisa una prognosi di 25 giorni".
Proprio al pronto soccorso, il gruppetto di svizzeri ritrova l'iracheno, nel frattempo svenuto a causa delle percosse. "Aveva effettivamente preso un sacco di botte da uno del nostro gruppo, ma questo solo in seguito alle coltellate", ci tiene a precisare la giovane ticinese.
Una vicenda, questa, sulla quale i carabinieri stanno cercando di fare luce. Sono da chiarire infatti i vari ruoli nella zuffa e le rispettive responsabilità. "Nel frattempo - conclude però la ragazza - il nostro amico, mal curato forse al pronto soccorso in Italia, ha nuovamente dovuto ricorrere alle cure mediche".







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