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AURIGENO/ LUGANO

Piazzò le molotov a 200 metri dalla scuola: «Volevo darmi fuoco»

Delitto ai Ronchini, scatta il processo. Lo sparatore rievoca i mesi che hanno preceduto l'uccisione del custode dell'istituto, suo "rivale" in amore.
Ti-Press (archivio)
Piazzò le molotov a 200 metri dalla scuola: «Volevo darmi fuoco»
Delitto ai Ronchini, scatta il processo. Lo sparatore rievoca i mesi che hanno preceduto l'uccisione del custode dell'istituto, suo "rivale" in amore.

AURIGENO/ LUGANO - Camicia bianca. Jeans. Occhiali. Barba curata. Sono le 9.45 di lunedì 12 maggio 2025. Il 44enne che esattamente due anni e un giorno fa uccise il custode delle scuole dei Ronchini di Aurigeno (Maggia), suo "rivale" in amore, compare davanti alla Corte delle Assise Criminali di Lugano. È accusato di assassinio, subordinatamente di omicidio intenzionale.

Gli altri due imputati – Alle sue spalle il 33enne che gli ha procurato la pistola e la donna, coetanea, che ha fatto da tramite. Il primo, in assistenza al momento dei fatti e già condannato in passato per altri reati, sostiene di avere debiti per oltre 90'000 franchi. La seconda, impiegata a ore presso il negozio del killer all'epoca del delitto, ha lo sguardo smarrito nel vuoto.

«Mi immagino di ricostruirmi» – Dopo l'elenco dell'infinità di reati di cui è accusato il trio, il processo entra nel vivo. Con il giudice Amos Pagnamenta che incalza l'imputato principale, difeso dall'avvocato Fabio Bacchetta Cattori. Lo sparatore dice balbettando: «Il mio futuro? Mi immagino di ricostruirmi. A livello di studio e lavorativo».

La rottura del rapporto – Il 44enne sparatore rievoca la rottura con la sua ex compagna. La donna che poi iniziò una relazione col custode ucciso. È l'estate del 2022. «I rapporti con mia moglie – afferma – si sono incrinati a causa di discussioni. Siamo andati in vacanza in Grecia. Le ho chiesto come mai non stesse portando l'anello. Mi disse che stava rivalutando il nostro rapporto. Al ritorno, dopo pochi giorni, è riemerso questo discorso. Mi suggerì di prendere le distanze. Non sapevo darmi spiegazioni. Non riuscivo più neanche a lavorare. Mi sono tolto anche dai pompieri».

«Dentro un vortice» – Inizia la fase di separazione. Il giudice insiste. L'imputato nega di avere minacciato l'ex moglie con un coltello. Ammette però di avere inviato messaggi ad altre persone in cui scriveva "la prossima volta non gliela faccio passare liscia". «Per me era una situazione ingestibile – precisa il 44enne –. Non mi sono attenuto agli ordini della Pretura di non usare termini ingiuriosi verso la mia ex moglie perché mi sono trovato dentro un vortice imprevisto. Vivevo per la mia famiglia».

Nello stesso hotel – Ma in quali circostanze lo sparatore ha conosciuto il custode, sua futura vittima? «È accaduto quando la mia ex moglie ha iniziato a lavorare in quella scuola. Ho scoperto che i due avevano una relazione quando siamo tornati dalla Grecia». A un certo punto l'imputato andrà in vacanza a Rimini con le sue figlie. Nello stesso hotel in cui soggiornava l'ormai ex compagna col nuovo partner. Lui parla di casualità. Il giudice scuote la testa.

Il materiale incendiario – In seguito, a settembre 2022, lo sparatore preparerà alcune bottiglie molotov e le piazzerà a 200 metri dall'appartamento del custode, situato all'interno del complesso scolastico dei Ronchini. Episodio di cui tio.ch era venuto a conoscenza in tempi brevi. E che venne banalizzato dal servizio media del Ministero pubblico con un semplice: "Si tratta di una questione privata".

«Oggi non avrei più il pensiero di uccidere quell'uomo» – «Ho sbagliato – spiega l'imputato –. Era una specie di richiesta d'aiuto. Mi sentivo provocato. Volevo fare capire loro di smetterla. Volevo darmi fuoco lì. Non era mia intenzione fare qualcosa a loro». La replica del giudice è stizzita: «L'auspicio era che lei venisse qui a dire la verità». «Ero confuso. Oggi come oggi non avrei nemmeno più il pensiero di uccidere quell'uomo», sussurra il 44enne alla sbarra.

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