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Frontalieri in piazza contro «una tassa ingiusta e anche un po' insolente»

CONFINEFrontalieri in piazza contro «una tassa ingiusta e anche un po' insolente»

25.05.24 - 11:37
Alcune centinaia di persone hanno preso parte alla manifestazione internazionale che si è tenuta sabato mattina a Como
TIO/20min/CAIRONI
Frontalieri in piazza contro «una tassa ingiusta e anche un po' insolente»
Alcune centinaia di persone hanno preso parte alla manifestazione internazionale che si è tenuta sabato mattina a Como

COMO - Si è tenuta sabato mattina a Como, all'esterno dell'Ufficio territoriale regionale Insubria di Regione Lombardia, la prima manifestazione congiunta dei frontalieri che, quotidianamente, varcano la frontiera per recarsi sul posto di lavoro in Canton Ticino.

A organizzarla sono i sindacati italiani Cgil, Cisl e Uil e le sigle elvetiche Ocst, Unia, Sgb Uss e Syna. Fuori dal "Pirellino", come viene chiamata la sede regionale comasca, si sono radunate - nonostante la pioggia quasi ininterrotta - almeno 300 persone. Moltissime le bandiere sindacali (ce n'era perfino una vallesana) e altrettanti i rappresentanti delle varie sigle, per quella che è - come è stato ribadito più volte - la prima manifestazione internazionale contro un tema che sta facendo molto discutere che tocca la vita di decine di migliaia di persone. Presenti anche svariati politici, sia italiani che ticinesi: gli esponenti del PD Chiara Braga, Luca Gaffuri e Angelo Orsenigo, così come il segretario VPOD e Municipale di Lugano Raoul Ghisletta.

Le ragioni della manifestazione - L'obiettivo principale, ma non l'unico, della protesta è Regione Lombardia e la tassa sulla salute, definita «ingiusta» dai sindacati e da molti dei lavoratori italiani (oltre 90mila quelli che prestano la propria opera tra Ticino, Grigioni e Vallese). «La tassa è in aperto contrasto con i contenuti del neonato accordo fiscale e introduce un meccanismo illecito di doppia tassazione, contrario al modello adottato dai Paesi Ocse», che arriva «a soli pochi mesi dall’entrata in vigore di un trattato internazionale che è stato negoziato per oltre dieci anni».

Se la tassa sulla salute va a colpire quelli che sono i "vecchi" frontalieri, quelli definiti in base agli accordi in vigore per quasi 50 anni, per quanto riguarda i "nuovi" viene affrontato il tema della definizione degli elenchi della fascia dei 20 chilometri dei Comuni di frontiera. Altri argomenti che sono stati affrontati sono la riapertura della trattativa sul telelavoro. «Desideriamo anche richiedere al Governo italiano di procedere con il decreto attuativo per il pagamento della NASPI senza limitazioni per i primi tre mesi, come da impegno sottoscritto con il MEF nel memorandum d’intesa del dicembre 2020». Ci sono anche le questioni che riguardano alcuni comuni della Valtellina, ma anche delle province di Monza e Brianza, Varese, Lecco e perfino Brescia, e ancora il tema degli assegni familiari.

«Inutile, anzi dannosa» - Gli oratori hanno parlato di «vessazioni» e «promesse disattese», e del «sacrosanto diritto costituzionale della salute pubblica e universale» che viene negato ai frontalieri, che «non trovano risposta ai loro diritti». Giuseppe Augurusa, responsabile nazionale frontalieri della Cgil, ha definito la giornata «importante sul piano simbolico» e ha ammesso che nel 2020 si pensava di aver «chiuso la partita» e «messo in sicurezza i vecchi frontalieri». Invece con l'ultima Legge di bilancio italiana è stata introdotta questa «famigerata tassa sulla salute», che è improprio chiamare "contributo" come fanno alcuni esponenti politici lombardi. «Una tassa un po' insolente», ha proseguito Augurusa, «che accredita i frontalieri come approfittatori». Un provvedimento che smentisce il lavoro di 20 anni e che, paradossalmente, «non solo è inefficace perché non fermerà il personale sanitario» che continuerà a trovare migliori retribuzioni in Svizzera, ma «rischia di essere dannosa in quanto contribuirà a un fenomeno che si sta già osservando: la transizione di molti permessi G in permessi B». La ragione? «Proprio il voler sfuggire a questo balzello».

La tassa sulla salute, ha concluso Augurusa, viola tre principi: «L'universalità del trattamento sanitario, gli obblighi internazionali e la doppia imposizione». Al Governo di Roma viene chiesto di fermarsi, nonostante la legge sia già stata votata. Alle Regioni, invece, viene chiesto di «rivedere questa posizione e di resistere alla tentazione di ubbidire all'Esecutivo». C'è una richiesta anche per gli enti locali: «Stateci al fianco in questa vertenza, che sarà lunga» e che potrebbe concludersi di fronte alla Corte Costituzionale.

I Comuni devo «stare vicini» ai lavoratori - Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa, ha quindi preso la parola ribadendo come sia un dovere degli amministratori locali «stare vicini ai nostri frontalieri». I comuni di frontiera, ha aggiunto, «hanno messo la faccia sull'accordo e non si riesce a capire come s'immagini una tassa sulla salute che contraddice l'accordo stesso». Mastromarino ha annunciato che una mozione sarà inviata da oltre 100 Comuni al Governo Meloni. Si tratta di «una battaglia di giustizia», ha concluso.

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