Dopo 46 anni, l'associazione terminerà le proprie attività. «La pandemia è stata uno spartiacque».
BALERNA - Dopo una navigazione di 46 anni, l’Acp di Balerna ha deciso di «gettare definitivamente l’ancora nel porto della storia». A dare la notizia è il comitato dell'associazione, in una nota firmata da Rita Beltrami, Renata Filippini, Françoise Gehring, Reto Medici e Rezio Sisini.
«L’attività cesserà il 31 dicembre 2022 - scrivono - La decisione è stata presa in occasione dell’assemblea straordinaria dei soci, tenutasi il 22 settembre. In occasione dell’assemblea straordinaria dei soci, all’unanimità dei presenti è stato deciso lo scioglimento dell’associazione. Una decisione sofferta, carica di malinconia, ma anche di consapevolezza: da un lato non ci sono più le forze per continuare l’attività, d’altro lato le persone che per tantissimi anni hanno sorretto le sorti dell’associazione hanno manifestato il desiderio d'imboccare altri percorsi personali».
In 46 anni di esistenza, «l’Acp ha vissuto e attraversato grandi cambiamenti sociali e culturali cui ha sempre cercato di rispondere con gli strumenti a disposizione. Per anni l’Acp è stata innovativa e capace anche di leggere la realtà anticipando i bisogni. Per anni ha esplorato i territori della cultura con piglio alternativo, offrendo occasioni per capire il mondo da altri punti di vista rispetto al pensiero "mainstream"». La realtà, in tutti questi anni, si è occupata di «salute, alimentazione (primo ristorante macrobiotico e poi naturista in Ticino), ecologia e ambiente prima di molti altri». Fra le attività citate ci sono «le rassegne teatrali e cinematografiche, le conferenze, i dibattiti, i concerti, il Centro documentazione, la libreria per ragazzi, il centro per l’obiezione di coscienza, le feste alternative, il centro e corsi dell’Alchemilla fino alle proposte più attuali come ACP Travel».
Lo scoppio della pandemia, nel 2020, «ha tuttavia segnato profondamente la nostra società e per l’Acp è stato uno spartiacque; come molte altre realtà, le attività hanno dovuto essere sospese. E questa interruzione forzata ha pesato nella relazione con il pubblico e nell’equilibrio finanziario dell’associazione». Se è vero che «l’Acp ha avuto un ruolo pionieristico per molti anni, occorre anche riconoscere che sono nate nuove realtà associative che si sono create i loro spazi, le loro nicchie. Oggi è necessario investire tempo non solo nell’individuazione di nuove idee, ma anche e soprattutto nella circolazione delle idee, attraverso nuovi canali di comunicazione». Di fronte alla mancanza di prospettive e alla mancanza di nuove forze, la resa è stata inevitabile. «Una resa sofferta, dettata non tanto dalla rassegnazione, ma da un esame di realtà lucido: per assicurare la continuità di un’associazione come la nostra, non occorre solo una base finanziaria solida, ma anche tanto tempo da dedicare con costanza e tenacia». Prendendo in prestito le parole della canzone di Francesco De Gregori «La storia siamo noi» l’Acp si congeda, «sapendo - non senza un pizzico di fierezza - che resta il suo patrimonio storico. E piace pensare di restare quelle "onde nel mare"».