La difesa: «Non fu tentato omicidio»

Chiesto il proscioglimento dal reato per i due venticinquenni a processo per il pestaggio di Gravesano
LUGANO - «Tentato omicidio? La vittima non è mai stata in pericolo di morte». Lo sostengono gli avvocati Flavio Amadò e Lorenzo Fornara, difensori dei due venticinquenni a processo per il pestaggio di Gravesano, sulla base della perizia medica. «Anche in caso di mancata assistenza, le lesioni non sarebbero state letali». E manca l’accertamento, secondo i legali, che determinate ferite siano dovute a calci e pugni.
I difensori ricordano inoltre che i due, quella notte dello scorso 24 febbraio, erano sotto l’effetto «di una combinazione micidiale di droghe e alcol». Pertanto sarebbe stata compromessa la capacità di valutare il carattere illecito delle azioni, così Fornara per il suo assistito. Amadò aggiunge che «l’MDMA è nota come sostanza atta a far perdere il controllo di sé».
Per i due imputati viene quindi chiesto, in via principale, il proscioglimento dal reato di tentato omicidio. Amadò ritiene che si possa piuttosto parlare di aggressione.
Le richieste dell’accusa - L’accusa, rappresentata dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti, aveva chiesto una pena detentiva di quattro anni e tre mesi (e l’espulsione dal paese) per l’italo-brasiliano e di tre anni e dieci mesi per lo svizzero. Nella sua requisitoria aveva sottolineato la gravità dei fatti, ribadendo che i due erano coscienti di poter provocare la morte del ventunenne.
L’accusatore privato ha chiesto un risarcimento di 10’000 franchi.
La Corte, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, comunicherà la sentenza stasera alle 17.




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