Cocaina dalla Colombia: «Stiamo trattando con il Dio»

Da intercettazioni telefoniche emerge il ruolo del bellinzonese, che da co-finanziatore si era elevato a mediatore con un boss del narcotraffico
BELLINZONA - Il 63enne del Bellinzonese ricercato a livello internazionale per traffico di stupefacenti era in contatto con i vertici di un cartello della droga di Medellin, in Colombia.
A rivelarlo - riferisce il CdT - è l'intercettazione contenuta nelle 142 pagine dell'ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro Pietro Caré nell'ambito dell'operazione denominata "Stammer". «Appena torno qui vado a parlare con la massima autorità locale, protetta da 300 persone (...). Qui stiamo trattando con il Dio», riferiva il ticinese che, ricevuta la pensione, si era trasferito nella Repubblica Dominicana dall'ottobre 2014.
All'altro capo del telefono Giuseppe Mercuri, sua persona di riferimento in Calabria. "Dio", invece, sarebbe Jaime Eduardo Cano Sucerquia, detto «Jota Jota», 50 anni, potente narcotrafficante colombiano.
Il ruolo del 63enne, dal settembre 2014 al gennaio 2015, sarebbe stato insomma quello dell'emissario della 'ndrangheta in Colombia. Ma si sarebbe occupato pure di mettere in piedi un'organizzazione per trovare i fondi necessari all'acquisto della droga a 7.000 euro al chilo che, rivenduta, avrebbe fruttato 1,7 miliardi di franchi.
Fondi chiesti alla seconda persona indagata in questa inchiesta, il 50enne italiano residente ad Ascona.
I vertici della 'ndrangheta avevano infine estromesso dall'affare il bellinzonese in quanto da «mero co-finanziatore si era elevato a mediatore» tra Mercuri e «Jota Jota».




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