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LUGANO«Non siamo una banda di rapinatori incalliti»

27.09.16 - 17:26
Il processo per la tentata rapina al portavalori sventata a Castelrotto si concentra sulle intenzioni dei sette malviventi
«Non siamo una banda di rapinatori incalliti»
Il processo per la tentata rapina al portavalori sventata a Castelrotto si concentra sulle intenzioni dei sette malviventi

LUGANO – Quella mattina del 16 ottobre 2015, quando i malviventi pronti ad assalire il portavalori sono stati presi a Castelrotto, la pistola trovata a bordo del loro furgone aveva il colpo in canna. Quali erano dunque le loro intenzioni? È su questo punto che si è concentrato, durante il processo in corso alle Assise criminali di Lugano, l’interrogatorio di questo pomeriggio all’imputato 48enne Giorgio Carletti. «Non avevamo nessuna intenzione di fare del male» ha assicurato, rispondendo alle domande del giudice Amos Pagnamenta. Ma poi ha raccontato che, una volta salito sul furgone, aveva afferrato la pistola e aveva caricato il colpo in canna. «Poi ho preso il mitra – ha aggiunto – l’ho aperto, non capivo però come caricarlo».

Sarebbe anche stata avanzata l’ipotesi di portare in Italia il furgone portavalori con tanto di guardia ed eventuali testimoni. «Sono cose che si dicono, non siamo una banda di rapinatori incalliti» ha detto il 48enne.

La questione della sicura - La parola è passata a Remo Rizzo (47 anni), che racconta di aver visto Carletti maneggiare la pistola e di avergli poi chiesto se aveva inserito la sicura. «Perché non volevo fare del male». Una versione, questa, che si scontra però con quanto emerso nel corso dell’inchiesta. E sull’arma in questione non è inoltre possibile inserire la sicura con il cane armato, ha fatto notare il presidente della Corte.

Il complice – È seduto al banco degli imputati come complice: doveva ritirare una borsa, portare uno di loro in Svizzera e restare a disposizione. Amante aveva chiesto questo «favore» a Mirko Concas, il 37enne finito in manette alcuni mesi dopo l’arresto degli altri sei. Gli spettava un compenso di 100-200 euro. «Immaginavo che facessero qualcosa di illegale, ma non sapevo cosa… forse andavano a rubare da qualche parte» ha concluso Concas.

Il processo riprenderà domattina alle 9.30, quando la parola passerà all’accusa rappresentata dal procuratore pubblico Nicola Respini.

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