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CANTONE/FRANCIATicinesi a Parigi: “Abbiamo toccato con mano l’orrore, e tutto quel sangue…”

14.11.15 - 13:14
Gli atti terroristici vissuti da due ragazzi del nostro cantone
Ticinesi a Parigi: “Abbiamo toccato con mano l’orrore, e tutto quel sangue…”
Gli atti terroristici vissuti da due ragazzi del nostro cantone

PARIGI/LUGANO - Orrore, orrore e ancora orrore. È la parola che ha caratterizzato le prime pagine dei giornali odierni per definire quanto successo a Parigi. “Non c’è modo migliore per spiegare questi beceri attentati, noi l’orrore l’abbiamo toccato con mano – ci dice Francesca, in Francia per visitare con i figli Disneyland Paris -. Noi stavamo mangiando in un ristorante vicino a quello messo sotto attacco dai terroristi. Abbiamo sentito le raffiche di mitra, dei botti un po’ più forti e delle urla strazianti”.

Il racconto della ticinese si blocca, l’emozione è forte, e il pianto è difficile da trattenere: “Ho temuto per i miei figli. Si sono accorti della paura che stava aleggiando attorno a noi ed erano terrorizzati. Il gestore del locale ha chiuso le porte e non ha fatto più uscire nessuno, solo verso le due siamo scesi in strada per tornare in albergo”. E lì, l’apocalisse: “Il passaggio del kommando era tangibile: strisce di sangue, vetrine rotte e corpi coperti dai teli bianchi. Ancora adesso non so cosa dire ai miei figli. Come spiegargli quanto successo, come spiegare a dei piccoli l’odio? Vorrei solo tornare a casa, ma non so ancora quando e se è possibile farlo”.

Anche Salvatore, fotografo di Lugano, ha vissuto una serata che difficilmente dimenticherà: “Con alcuni amici eravamo a un centinaio di metri dal luogo dell’attentato al ristorante. Mentre stavamo mangiando abbiamo sentito dei botti ma, lì per lì, non ci abbiamo fatto molto caso. Poco dopo abbiamo visto arrivare un sacco di macchine della polizia, ambulanze. In quel momento abbiamo ricevuto dei messaggi da alcuni amici che ci hanno chiesto se stavamo bene. Solo in quel momento abbiamo capito cosa stava accadendo attorno a noi. È stato surreale”. Il rientro a casa è stato tremendo: “Non sapevamo cosa fare, non si capiva nulla. Alcuni poliziotti ci hanno detto di tornarcene casa perché i terroristi erano ancora in giro. Abbiamo veramente molta paura, a ogni passo ci guardavamo le spalle… in quei momenti poteva succedere di tutto”. Salvatore domani dovrebbe rientrare in Ticino: “Hollande ha però chiuso le frontiere ma alcuni dicono che si può partire se si è pronti a subire una sfilza di controlli. Vedremo. Da quello che ho vissuto ieri ho capito una cosa: quello che è successo a Parigi può succedere benissimo anche da noi”.

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