Tether sfida la finanza tradizionale: «Noi più solidi delle banche»

Il CEO Paolo Ardoino difende la stablecoin dalle critiche di S&P
Il CEO Paolo Ardoino difende la stablecoin dalle critiche di S&P
LUGANO - Paolo Ardoino, CEO di Tether - società che gestisce l'omonima criptovaluta e che è partner della città di Lugano nell'ormai famoso Plan B - respinge le recenti critiche di S&P, accusando l'agenzia di rating di rappresentare la vecchia finanza che ha paura del cambiamento: a suo avviso Tether non è solo una stablecoin, ma un vero e proprio modello bancario alternativo, più solido di quello tradizionale.
In un'intervista pubblicata oggi dal Corriere del Ticino (CdT) il 41enne spiega che mentre gli istituti tradizionali operano con il sistema della riserva frazionaria (detenendo circa il 10% di attivi liquidi e prestando il restante 90%), Tether funziona come una «banca completamente collateralizzata», con una copertura che arriva al 120% dei depositi.
Copertura fino al 120% dei depositi - «Oggi, su circa 186 miliardi di dollari di depositi, abbiamo oltre 140 miliardi in buoni del Tesoro americani a breve termine, circa 15 miliardi in oro fisico e il resto in altri strumenti cash equivalent, come i bitcoin. È un portafoglio estremamente più sicuro di quello di una banca tradizionale», argomenta il manager con studi all'università di Genova. «Noi non dobbiamo prestare i soldi dei clienti per mantenere la struttura, come invece fanno le banche tradizionali».
«Non possiamo fare credito» - «Noi, contrariamente alle banche, non abbiamo il privilegio di tenere solo il 10% di riserve liquide. Le regolamentazioni per le stablecoin, come il Genius Act statunitense, sono molto stringenti: non possiamo fare credito, non possiamo prestare soldi a un cliente per comprarsi una macchina; non facciamo brokeraggio e non gestiamo investimenti per conto dei nostri utenti - afferma il dirigente -. Emettiamo, dietro copertura, un gettone digitale equivalente a un dollaro americano: quando l'utente vuole il dollaro indietro, basta che ci restituisca il gettone (il token) e noi restituiamo il dollaro. Nel 2022 - quando ci fu il crollo della stablecoin TerraLuna - siamo stati sottoposti a una vera e propria corsa agli sportelli (bank run): in 48 ore abbiamo rimborsato 7 miliardi di dollari, in 20 giorni altri 25 miliardi. Nessuna istituzione finanziaria negli ultimi 50 anni ha retto un ritiro del 25% dei propri depositi. Noi sì, perché avevamo tutte le riserve. Questo test lo abbiamo superato a pieni voti».
«Modello tradizionale non privo di rischi» - L'imprenditore sottolinea come le vicende che hanno interessato Credit Suisse o le banche regionali americane fallite nel marzo del 2023 mostrano che il modello tradizionale non sia privo di rischi. «La nostra è un'innovazione tecnologica dirompente ed è normale che non nasca all'interno del sistema bancario: è difficile che un settore economico inventi qualcosa che distrugge il proprio modello di business. È come se i tassisti avessero inventato Uber. È inverosimile».
«Le truffe esistono ovunque, nel sistema finanziario tradizionale come in quello cripto», prosegue Ardoino. «La differenza la fa la regolamentazione. Il Genius Act è una normativa molto aggressiva e severa. Noi operiamo da undici anni e il nostro obiettivo non è l'Europa o la Svizzera: è portare inclusione finanziaria a quattro miliardi di persone che non hanno un conto bancario, in Africa o nel Sud-est asiatico. Se metà della popolazione mondiale resta esclusa dal sistema finanziario di base, i rischi geopolitici e sociali sono enormi. Con questa tecnologia si può fare in poco tempo ciò che nessuna organizzazione non governativa è mai riuscita a fare in decenni di aiuto allo sviluppo», conclude.




