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TRESA

«Dopo quattro predazioni, ha vinto lui. Ha vinto il lupo»

Dopo aver denunciato l'ennesimo animale ucciso (un montone), per un allevatore di Sessa prevale un senso di impotenza mista a preoccupazione. «Io ho chiuso con tutto. Ma a chi toccherà la prossima volta?»
Lettore Tio.ch
Il montone predato questa notte a Sessa.
«Dopo quattro predazioni, ha vinto lui. Ha vinto il lupo»
Dopo aver denunciato l'ennesimo animale ucciso (un montone), per un allevatore di Sessa prevale un senso di impotenza mista a preoccupazione. «Io ho chiuso con tutto. Ma a chi toccherà la prossima volta?»

SESSA - Frustrazione. Impotenza. Addirittura paura. Sono questi i sentimenti che balenano nella testa di un allevatore di Sessa che (ancora una volta) ha dovuto fare i conti con la furia del lupo. E con l'ennesima predazione, la quarta in poco meno di tre anni.

«Ha vinto lui» - Ad avere la peggio, nella lotta impari contro il grande predatore, è stato questa volta un montone. L'ultimo superstite del gruppetto di animali che l'uomo teneva «per passione» e che in poco tempo è stato completamente cancellato. «Il lupo mi ha ucciso cinque pecore, una capra, un capretto e ora il montone», si lamenta l'allevatore. «Dopo quattro predazioni, e nessuno che muove un dito, ha vinto lui. Ha vinto il lupo».

«Non mi sento più al sicuro» - L'uomo ha già annunciato (l'ennesima) predazione ai guardacaccia, ma in lui prevale solo un senso di impotenza mista a preoccupazione. «Io ho chiuso con tutto», ci confida. «C'era sangue ovunque attorno a casa e non mi sento più al sicuro». Ma a preoccuparlo non è solo la predazione in sé e il fatto di aver perso anche l'ultimo dei suoi animali, ma soprattutto il luogo in cui è avvenuta. Ovvero a pochi metri dalle abitazioni della frazione di Suvino. «Qui vivono bambini. Ci sono animali domestici in giardino. Ora che il lupo è in mezzo alle case, a chi toccherà la prossima volta?», conclude l'allevatore.

Svariati gridi d'allarme - E che il grande predatore si sia ormai avvicinato all'uomo e si aggiri tra gli abitati è cosa sempre più evidente e innegabile. Tanto che i gridi d'allarme vanno moltiplicandosi. Come quello lanciato ad agosto da Sandro Rusconi, biologo e professore emerito all'Università di Friborgo, nonché vice-presidente dell'Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori. «Sono anni che la nostra Associazione ripete che lasciar diffondere i lupi in maniera indiscriminata in un ambiente a loro inadatto, perché eccessivamente antropizzato, li costringe ad abituarsi all'odore e alla presenza umana. Questo comporta una diminuzione della naturale diffidenza nei confronti dell'uomo e quindi a un'aumentata pericolosità».

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