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Il dramma: riceve il rifiuto e si suicida

Migranti con problemi psichiatrici. Secondo l'avvocata Immacolata Rezzonico non si fa abbastanza: «Ancora una morte che tocca tutti».
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Il dramma: riceve il rifiuto e si suicida
Migranti con problemi psichiatrici. Secondo l'avvocata Immacolata Rezzonico non si fa abbastanza: «Ancora una morte che tocca tutti».

CHIASSO - Ha ricevuto il rifiuto di potere stare in Svizzera. E negli scorsi giorni si è tolto la vita lanciandosi da un ponte. È accaduto di nuovo. Ancora una volta un migrante si è suicidato. Stavolta si tratta di un 20enne sudamericano che viveva con la madre e il fratello presso il centro per richiedenti l'asilo di Chiasso. «Questa morte tocca tutti – sostiene l'avvocata Immacolata Rezzonico, esperta in migrazione –. Non possiamo voltarci dall'altra parte».

La Segreteria della migrazione (SEM) ritiene di fare tutto il possibile per i migranti con problemi psichiatrici.
«La SEM ha un protocollo medico per quando queste persone arrivano. Se c'è un problema, la persona viene poi mandata presso i servizi competenti. Ma non è quell'ora a settimana dal terapeuta o dal medico che cambia le cose».

Allora cosa bisognerebbe fare?
«Le persone con gravi problemi psichiatrici non dovrebbero vivere nei centri. Perché nei centri c'è una frenesia che non riescono a reggere, visto quanto già hanno alle spalle».

E dove dovrebbero vivere?
«In ambienti più "normali". In cui possono essere presi a carico anche quotidianamente. Chiaramente determinate strutture andrebbero anche create».

Bella idea. Ma come la mettiamo coi costi?
«Con gli ucraini non ci siamo fatti problemi per i costi. Giusto così. Qualcuno però deve spiegarmi perché continuano a esserci migranti di serie A e migranti di serie B. L'accoglienza alternativa esiste. Basta metterla in pratica. E non costerebbe nemmeno così tanto, anzi. Abbiamo sul territorio degli specialisti davvero all'avanguardia».

Il ragazzo in questione si è suicidato dopo avere ricevuto una decisione negativa. Avrebbe potuto tentare la via del ricorso.
«Stiamo parlando di gente con un passato pesantissimo. Per queste persone non è facile reggere cose che per altri possono sembrare normali. E comunque quando ricevi un rifiuto del genere ti senti sempre mancare la terra sotto i piedi, ti senti umiliato».

Domenica 4 maggio alle 14 ci sarà un presidio organizzato dal collettivo "R-esistiamo" davanti al centro per richiedenti l'asilo. Perché?
«Perché non c'è una vera presa a carico di queste persone in difficoltà. Si fa il minimo. Ci sono infermieri, certo. Ma tutto si limita a questo. Non si valuta mai il vero impatto che la vita in un centro, con un'infinità di limitazioni, può avere su persone che hanno già tanti traumi nella mente».

Qualcuno si sta occupando di seguire madre e fratello del giovane che si è tolto la vita?
«Sì. Ma non ci sono solo loro. Ci sono anche le altre persone che convivevano con lui all'interno del centro. Anche loro avrebbero bisogno di sostegno psicologico».

In poche settimane questo è già il secondo migrante morto in Ticino.
«Non bisogna dimenticare. Non dobbiamo scordarci nemmeno di quel ragazzo trovato senza vita accanto a un rigagnolo di Balerna. Non si sa ancora come è morto. Ma quello che è certo è che la sua vita è stata piena di sofferenza».

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