Tre anni fa suo figlio è stato riempito di botte. Il padre: «Quanta solitudine. Se vieni picchiato da un minorenne, zero giustizia».
BELLINZONA - Aprile 2022. Espocentro di Bellinzona. È la sera del concerto dell'artista italo-tunisino Simba La Rue. A margine, il pestaggio nei confronti di un 16enne. Col branco che lo accerchia per futili motivi e che lo colpisce con calci e pugni. Il giovane finirà all'ospedale con una frattura al naso e diverse lesioni. «A tre anni di distanza – racconta il padre della vittima – non abbiamo ricevuto mezza scusa per quanto è accaduto. Nessuno si è fatto avanti».
«Giustizia che non avremo mai» – Nei confronti degli autori del gesto, in prevalenza minorenni e non completamente identificati, scatterà una denuncia. Il padre del ragazzo confessa di provare i brividi ogni volta che legge una notizia che riporta fatti violenti, come quelli verificatisi sabato scorso nel centro di Lugano. «Questo perché finora non abbiamo avuto alcuna giustizia. E probabilmente non l'avremo mai. Se vieni aggredito da un minorenne, perderai sempre», sospira.
«Prezzo pagato dalla nostra psiche» – Non è l'unico cruccio dell'uomo. «Mi rendo conto che in generale, nel mondo, non c'è alcuna strategia per prevenire la violenza minorile. La prevenzione e la giustizia sono questioni che hanno un costo. Mi viene da ipotizzare che la nostra società non è pronta a spendere di più in sicurezza, in repressione e in rieducazione quando si tratta di aggressori minorenni. Il prezzo di questo stallo viene pagato dalla psiche di chi subisce. Sono episodi che ti cambiano la vita».
«Una sofferenza che ti porti dentro» – Ha l'animo tormentato il padre bellinzonese. E rievoca alcune tappe del suo percorso. «Abbiamo avuto un colloquio col magistrato a Lugano. Nulla che ci aiutasse ad alleggerirci. Ogni tanto riguardo le foto di mio figlio col volto devastato e piango. È una sofferenza che ti porti dentro. Ti resta appiccicata addosso. Quando adesso lui esce alla sera io non dormo finché non torna a casa. Ho sempre bisogno di vederlo, di guardarlo prima che vada a dormire».
«Non è solo un mio problema» – A tre anni di distanza il nostro interlocutore non si dà pace. «Potrebbe sembrare un mio problema, o della mia famiglia. Ma questo è un problema di tutti. È successo a noi, ma potrebbe accadere anche ad altri. Anche io credevo che non potesse mai capitarmi una cosa del genere».
La solidarietà – Poi, la solidarietà verso la famiglia del 19enne picchiato sabato sera da cinque giovani di cui quattro minorenni. «Mi viene spontaneo pensare alla solitudine delle famiglie che subiscono questi traumi. Nel nostro caso è stata assoluta. Dopo l'iniziale polverone mediatico tutti si sono defilati. Siamo stati abbandonati. Allo stesso tempo mi ha stupito il silenzio dei politici. Non ci ha mai telefonato nessuno. Neanche una lettera».
Amarezza – Un atto di violenza nei confronti del figlio può cambiare per sempre il modo di vedere la vita di un padre. «È così – sussurra l'uomo –. È frustrante. L'amarezza non mi abbandona mai».