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Da oltre 30 anni tra gli orologi: «Vi spiego con quali fare affari»

Alcuni costano come un appartamento e durante la pandemia il loro valore era schizzato alle stelle. Ma conviene ancora comprare orologi?
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Da oltre 30 anni tra gli orologi: «Vi spiego con quali fare affari»
Alcuni costano come un appartamento e durante la pandemia il loro valore era schizzato alle stelle. Ma conviene ancora comprare orologi?

LUGANO - Tra le anomalie che la pandemia fece registrare ci fu quella che segnò, per un breve periodo, il mercato dell'orologeria di lusso. Con una bolla che riguardò in special modo una maison. I prezzi dei Rolex, in quel periodo, raggiunsero picchi senza precedenti, vedendo lievitare anche di 5 volte il valore di listino. Un fenomeno che fu planetario e che riguardò anche altri marchi orologieri svizzeri, alimentato ovviamente dagli investitori nei prodotti di lusso, beni rifugio in tempi di crisi.

Oggi la bolla ha concluso il suo ciclo vitale, anche se il settore sembra tirare ancora (anche tra i più giovani) grazie a influencer e social.

Ma in che stato di salute è il mondo dei segnatempo di lusso? Abbiamo girato la domanda a Vito Nader Hijazi dell'orologeria Taleda di via Pessina, a Lugano.
«Tendenzialmente, da cento anni a questa parte - da quando in pratica esiste l'orologio da polso -, i prezzi sono sempre andati in su. C'è stato poi un periodo recente, quello tra il 2021-2022, durante il quale il valore degli orologi è aumentato in maniera esponenziale, anche del 60/70%. Si pensi che noi, ogni giorno, dovevamo adattare i prezzi. Il mercato era impazzito. Questa bolla è esplosa a fine 2022.  In seguito a questo crollo, il pessimismo ha segnato il mercato dell'anno seguente. Il 2023 è stato... cauto». 

Da quel momento ad oggi le cose sono cambiate?
«È seguito un vero e proprio stallo, dovuto probabilmente alla scomparsa di una fetta di mercato, quello russo, molto importante nel mondo dell'orologeria di lusso. Limitazioni e sanzioni dovute alla guerra insomma hanno contribuito a questa situazione. Ora però il mercato è tornato ad essere sano. I prezzi sono giusti e, anzi, da qualche mese a questa parte si iniziano a vedere primi rialzi sul valore di alcuni marchi più prestigiosi. Ciò è dovuto a un rilevante aumento della domanda. Insomma, c'è una ripresa». 

I social stanno davvero avvicinando i ragazzi al mondo dell'orologeria? 
«Assolutamente sì. Viviamo in mondo dominato dai social, nei quali l'apparenza conta molto. Ecco spiegato perché i chirurghi plastici stanno lavorando tantissimo ed è esploso l'uso delle applicazioni di filtri per ritoccare le foto. Anche noi, che lavoriamo nel settore del lusso, ne gioviamo. Un Rolex al polso è uno status symbol. Mostrandolo stai dicendo indirettamente di far parte di un'elite. Così almeno è nell'immaginario collettivo». 

Apparenza a parte, tu pensi che l'orologio di lusso possa essere considerato un bene rifugio?
«Diciamo che i prezzi degli orologi, tendenzialmente, sono sempre aumentati. Anche solo per una questione di inflazione. Se poi possa essere considerato un investimento questo, onestamente, non lo so. Noi siamo aperti da 34 anni e chi ha comprato 20/30 anni fa ci ha sempre guadagnato. Ma parlo di chi ha acquistato marchi importanti. I marchi secondari hanno tutt'altro mercato».

Quando parli di marchi importanti cosa intendi? 
«Soprattutto Rolex. Ma anche Patek Philippe e Audemars Piguet. È un po' come quando si parla di moda. C'è Hermes, che si vende benissimo ed è anche un bene rifugio, c'è Louis Vuitton, poi c'è tutto il resto. Marchi come Massimo Dutti, per fare un esempio, producono cose belle, fatte bene, ma non le rivenderai mai al prezzo a cui le hai acquistate». 

Indossato o in cassetta? 
«A me piace vedere l'orologio al polso. Poi va chiarita una cosa: quando l'orologio è usato non importa quanto sia usato. Non ha il contachilometri, come le auto. Quindi godetevelo e assicuratelo. Con una lucidatura e una revisione torna come nuovo. Vero è che c'è chi non lo indossa mai. Quello è un altro discorso, ma a questo punto investirei in oro, non in un orologio».

Perché assicurarlo?
«Conviene, i furti sono all'ordine del giorno».

Come distingui l'appassionato da chi mira solo allo status symbol?
«È difficile. Lo capisci non dalla persona, ma dall'orologio che sta scegliendo. Diciamo anche che vediamo tanta gente benestante e... ecco ti entra il soggetto insolito, che non ti aspetteresti abbia quella disponibilità. E invece non solo compra l'orologio di nicchia, ma ti sfodera una competenza che non ha nemmeno un rivenditore». 

Rolex nell'immaginario collettivo rappresenta il lusso per antonomasia, forse è anche un po' sovrastimato, no?
«È assolutamente un brand valido, con una manifattura eccellente, ma con movimenti tutto sommato semplici rispetto ad altri brand meno richiesti. Penso a un Vacheron Constantin o un Glashütte. Nell'orologeria si parla di complicazioni, Rolex produce tendenzialmente orologi con poche funzioni aggiuntive rispetto a ore e data. I più elaborati sono il celebre Daytona e lo Sky-Dweller. Insomma, il blasone nel suo caso conta moltissimo. Così come l’identità che la maison è riuscita a costruirsi nell'immaginario collettivo». 

L’orologio più costoso che avete maneggiato?
«Ce ne sono capitati che gravitavano attorno al milione di franchi. Paradossalmente, più sono cari più sono facili da vendere. Anche perché sono rari, quindi più esclusivi e ricercati. E di persone straricche, che non hanno problemi a spendere, ce ne sono tante». 

Cinque orologi sui quali puntare come investimento? 
«A costo di dovermi ripetere, possono dire di guardare a quei tre marchi già menzionati. Che vanno per la maggiore sono gli sportivi di Rolex, quindi Submariner, Daytona e GMT Master. Poi tutta la gamma Nautilus di Patek Philippe, o il Royal Oak di Audemars Piguet».

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