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CANTONE«Lupo, tanti agricoltori non hanno i soldi per proteggersi»

21.02.22 - 06:00
Così la pensa Sissi Gandolla, biologa e collaboratrice del WWF. Intanto da Berna potrebbero arrivare novità.
Sissi Gandolla
«Lupo, tanti agricoltori non hanno i soldi per proteggersi»
Così la pensa Sissi Gandolla, biologa e collaboratrice del WWF. Intanto da Berna potrebbero arrivare novità.
La Confederazione potrebbe stabilire un obbligo di tutelarsi dai grandi predatori. A quel punto sarebbe implicito un sostegno economico diretto affinché i contadini possano riuscirci?

BIOGGIO - «Fino a qualche decennio fa in Svizzera c'erano pochi esemplari di lupo, ora se ne stimano circa 150 appartenenti a una decina di branchi». Sissi Gandolla, biologa e collaboratrice del WWF sul dossier lupo, ne è convinta. Il lupo farà ancora discutere parecchio nei prossimi anni. Anche a sud delle Alpi, dove si contano ufficialmente un paio di branchi. 

In vista della bella stagione riprenderanno le tensioni tra agricoltori di montagna e gruppi ambientalisti? 
«Più che altro tra contadini ed escursionisti. Alcuni agricoltori stanno iniziando a tutelarsi e fanno ricorso ai cani da protezione. Spesso però questi cani sono in conflitto con gli escursionisti perché difendono con determinazione il bestiame». 
 
Ci sono regole comportamentali chiare da attuare per l'escursionista. Dove sta il problema?
«Non tutti gli utenti della montagna hanno la stessa sensibilità. C'è gente che si rifiuta ad esempio di scendere dal rampichino. Altri non vogliono mettere il proprio cane al guinzaglio, oppure non rinunciano a scattare una fotografia là dove non dovrebbero».

Come si supera questa situazione?
«Bisogna sensibilizzare sempre di più gli escursionisti. I contadini, inoltre, dovranno sempre più proteggersi. Il fatto è che la protezione costa tempo e denaro. In una condizione ottimale servirebbe avere sia il cane da protezione, sia il pastore. E tanti agricoltori, coi pagamenti diretti della Confederazione, non riescono a fare fronte a una spesa del genere. Tra le varie forme di protezione ci sarebbero le recinzioni elettriche che impediscono al bestiame di circolare liberamente di notte e rappresentano un deterrente per i predatori. C'è una difficoltà gestionale enorme. Molti contadini non possono permettersi di proteggersi al momento».
 
Se ne discuterà a Berna. La protezione dai grandi predatori in futuro potrebbe diventare obbligatoria per gli agricoltori di montagna. Se una direttiva diventa obbligatoria, devono esserci anche i sostegni finanziari. 
«Di sicuro un maggiore sostegno da parte della Confederazione agevolerebbe la situazione già precaria dell’agricoltura di montagna e di conseguenza smorzerebbe anche i toni nella diatriba tra le parti in causa. Una convivenza accettabile con il lupo porterebbe inoltre a risparmi su altri fronti. I lupi, infatti, non sono solo un semplice numero in più sulla lista della biodiversità, ma svolgono un ruolo molto importante su tutto l’ecosistema».

Cioè?
Ad esempio regolano le popolazioni di ungulati e li tengono sempre in movimento, riducendo la pressione che una sovrappopolazione di questi esercita sul rinnovo delle foreste. Non a caso i forestali sono favorevoli alla presenza dei grandi predatori, perché dove si insediano stabilmente diminuiscono anche i costi di intervento nei boschi. Inoltre questa regolazione della selvaggina, che non entra in competizione con la caccia, aiuterebbe a ridurre i danni alla campicoltura e alla viticoltura. I risarcimenti versati ogni anno superano di molte volte quelli causati da lupo, orso e lince messi insieme. Quindi a conti fatti sembra più un investimento che una spesa».

C'è chi i lupi li vorrebbe comunque morti. Personalmente, da biologa, cosa pensa dell'abbattimento preventivo?
«Da biologa ritengo che se i contadini possono proteggersi finalmente in forma adeguata, l'abbattimento preventivo potrebbe non essere nemmeno più necessario. Questo non significa che il lupo è sempre e comunque protetto: se c'è un lupo che ha un comportamento anomalo o problematico e che, nonostante le protezioni, riesce ad attaccare un determinato numero di bestiame lo si può abbattere».  Inoltre andrebbe sfatato il mito che con una regolazione si eradicherebbe il “problema”. Stiamo assistendo a un cambiamento epocale più grande di noi. La protezione diventerà sempre più la regola con o senza tiro».

Una cosa è certa: il lupo si sta sempre più avvicinando all'essere umano. 
«È vero. È capitato di vederlo ad esempio sul Piano di Magadino. Quando accade viene monitorato dagli specialisti competenti. In Mesolcina ad esempio alcuni lupi sono riusciti a entrare in stalle protette. Ci sono però anche lupi che nessuno vede e nessuno sente. Più raramente ci possono essere lupi che danno segnali problematici e su questi è sempre possibile intervenire, anche con misure drastiche. Non dobbiamo fare di ogni erba un fascio. Sono pragmatica. Il lupo non è più pericoloso di qualsiasi altro animale selvatico. Sicuramente è meno pericoloso di un cinghiale». 
 
Facciamo chiarezza una volta per tutte: il lupo è pericoloso per l'uomo, sì o no?
«Di base no. Nei rari casi problematici la causa è riconducibile a un cattivo comportamento dell'uomo. Solitamente il lupo scappa appena vede l'essere umano. In Valle di Blenio a dicembre alcuni lupi sono scesi nel fondo valle seguendo i cervi. Non hanno dato problemi né alle persone, né agli animali domestici. Personalmente continuo a credere in una convivenza pacifica, che tuttavia richiede uno sforzo concreto da parte di tutti». 

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