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MERCATO LUGANO«Quella volta che trovai un Fabergé»

20.11.20 - 06:00
Il racconto di Antranik Gocer, da 50 anni in Ticino e da oltre 30 al mercatino di Lugano: «Amo l'arte da sempre».
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«Quella volta che trovai un Fabergé»
Il racconto di Antranik Gocer, da 50 anni in Ticino e da oltre 30 al mercatino di Lugano: «Amo l'arte da sempre».
Molte le soddisfazioni nel corso degli anni grazie alla sua passione. «Anche se oggi si vende meno non posso rinunciare al contatto con la gente».

LUGANO - Di origini armene, Antranik Gocer è in Ticino da quasi 50 anni, precisamente dal 1971. Il suo volto è noto, in particolare ai frequentatori del mercatino di Lugano. È qui che, da oltre 30 anni, propone a curiosi e appassionati oggetti d'antiquariato e argenteria.

Dal laboratorio d'argenteria... - Un'autentica passione, la sua, sviluppata sin da piccolo. «Ho sempre mostrato un interessa particolare per l'arte», ci racconta. Nel suo paese d'origine si avvicina precocemente all'artigianato e, tramite un laboratorio di argenteria, acquisisce preziose competenze che gli verranno utili negli anni a venire.

... alla fabbrica in Ticino - In realtà, una volta arrivato in Ticino, l'armeno inizia a lavorare in fabbrica. Insomma, niente di più lontano dai suoi interessi. «A Lamone facevo calze per le donne», spiega. Ma resta vivo nel suo cuore l'amore per l'antichità. Che si accende ulteriormente con la scoperta del mercatino di Lugano. «Ho capito che volevo fare la stessa cosa. Ma non sapevo ancora come fare».

Fino al mercatino - Astranik chiede in giro, cerca di capire quali sono gli oggetti giusti da vendere. La sua intraprendenza gli permettere di ottenere un posto ai margini di quello che all'epoca era il mercato di Via Nassa. «Era il 1987», prosegue. Qui torna utile quanto appreso nel piccolo laboratorio armeno. «Inizio a trattare argenteria, scatole smaltate, fino ad abbracciare cristalleria e porcellane». Oggettistica, principalmente.

Era l'epoca d'oro dell'antiquariato. «Mi spostavo, visitando diverse gallerie in Svizzera interna, ma anche fuori, ad esempio in Inghilterra, alla ricerca di pezzi particolari da proporre alla mia clientela». Gli affezionati non tardano ad arrivare: «Nel tempo si instaura un rapporto di fiducia, amichevole. Diverse persone tornavano a trovarmi». Onesto e affidabile, Astranik conquista la fiducia di alcune gallerie (come la Schuler Auktionen di Zurigo) con le quali inizia una collaborazione che si protrarrà negli anni.

I suoi oggetti arrivano anche da privati. «Svuoto case, specie di chi, anziano e in procinto di trasferirsi in casa di riposo, deve liberarsi dei suoi oggetti». E nel corso degli anni non mancano le sorprese. «Come quando riuscì a entrare in possesso di un pezzo firmato Fabergé. Non un uovo - precisa -. Quelli sono rari e arrivano a costare milioni. Era una bella scatola. È stata una soddisfazione e l'ho rivenduta anche bene».

Un'occasione di socialità - I tempi cambiano e con essi le mode. L'antiquariato inizia a perdere gradualmente l'appeal che l'aveva reso un settore anche redditizio. Ma Astranik non molla. «Nell'ultimo ventennio gli affari sono calati molto - ammette -. Ma il contatto con la gente, al mercato, ha un valore tutto suo. È per questo che oggi, anche se vendo molto meno non rinuncio alla mia bancarella, al rapporto con i miei colleghi e con la gente. Mi fa stare bene».

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