Cerca e trova immobili

CANTONEI rischi della quarantena breve per personale sanitario frontaliere

20.03.20 - 17:17
La quarantena di soli 5 giorni contestata in una lettera firmata da alcuni infermieri a domicilio «davvero preoccupati».
Tipress
I rischi della quarantena breve per personale sanitario frontaliere
La quarantena di soli 5 giorni contestata in una lettera firmata da alcuni infermieri a domicilio «davvero preoccupati».
La VPOD traccia però un quadro diverso: «Nella maggioranza prevale l'obiettivo di curare». Ma l'Ocst evidenzia un altro aspetto: «La quarantena di 14 giorni scatta se un lavoratore rientra in Italia dopo aver avuto contatti con Covid positivi».

LUGANO - Quattordici giorni in Italia, solo cinque in Svizzera. La differente applicazione dei tempi di quarantena, nel caso di esposizione a casi di Covid-19 positivo, allarmerebbe gli infermieri frontalieri. Per la precisione il personale impiegato nelle cure a domicilio. Il condizionale però è d'obbligo, poiché gli autori della lettera pubblicata dal sito quicomo.it, che si firmano come "degli infermieri davvero preoccupati", affermano di aver «informato i sindacati svizzeri» della situazione: «Ci troviamo atterriti da questa gestione, così facendo si mettono a rischio in particolare i nostri pazienti» si legge in un passaggio dello scritto.

Il sindacato per il settore socio-sanitario, la VPOD, contattata da Tio/20Minuti, sostiene di non avere notizia di tale segnalazione. Al contrario tra gli infermieri frontalieri sarebbero stati pochissimi a chiedere delucidazioni sulla quarantena di 5 giorni: «Una lettera del genere non ci è arrivata, un paio di persone ci hanno chiesto quali direttive seguire. Ossia i cinque giorni» dice Fausto Calabretta. La maggior parte del personale sanitario frontaliero, continua il sindacalista, «è stato comunque invitato a rimanere in Ticino e quindi la regola dei 14 giorni, che vale in Italia, per loro non trova applicazione». In questi giorni di emergenza, proprio perché tali professionisti diventano sempre più preziosi, si è letto anche di critiche sul tipo di alloggi proposto loro. «La maggioranza dei frontalieri - dice a tal proposito Calabretta - ha accettato volentieri la permanenza in Ticino. Solo alcuni erano intimoriti dall'eventualità di non poter fare ritorno a casa. I datori di lavoro hanno trovato loro appartamenti o alberghi. Gli alloggi, comprensivi del vitto sono pertanto ottimali».

A Calabretta risulta più in generale che il personale sanitario frontaliero «si stia attenendo alle indicazioni date dalla Confederazione e lavora perché vogliono curare i pazienti. Sono consapevoli che la loro è una professione particolare a cui non possono sottrarsi. Prevale il senso della loro professione con l'obiettivo di curare».

Ocst: «Il problema invece esiste»
«Sono comunque in molti a rientrare giornalmente al domicilio. E il problema si pone» afferma invece Andrea Puglia del sindacato Ocst a proposito del personale sanitario frontaliere che lavora in Ticino. «Prima ancora che frontalieri, sono cittadini italiani residenti in Italia. Sono quindi vincolati alla legislazione italiana. Quindi, tecnicamente, se uno di questi lavoratori ha avuto contatti con persone positive al Covid-19, secondo le disposizioni italiane, è tenuto a segnalarlo al proprio medico curante e viene messo in quarantena per 14 giorni». Se un frontaliere dovesse rientrare al lavoro prima, «violerebbe questa disposizione italiana per la quale sono previste multe molto salate». Il problema di queste disposizioni diverse, continua il sindacalista, è noto alle autorità sia svizzere sia italiane ed è materia di discussione proprio in queste ore.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE