«La Clinton ha perso perché è una “donnavecchia”»

Francesca Rigotti, esperta di dottrine politiche, analizza il voto americano: «Se Trump prende determinati accordi con Putin ed Erdogan, salta il mondo»
LUGANO - «Gli americani hanno votato Trump? Più che altro non hanno votato la Clinton. E sapete perché? Perché è una “donnavecchia”». Ad analizzare, con parole pesantissime, il voto statunitense è Francesca Rigotti, filosofa ed esperta di dottrine e istituzioni politiche. Qualche anno fa aveva sostenuto pubblicamente che Barack Obama avrebbe dovuto restituire il premio nobel per la pace. Oggi attacca duramente la scelta del popolo a stelle e strisce. «La torcia della libertà, che era passata dalla Francia agli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento, è ritornata nell'Europa continentale. Ora tocca a noi difenderne i valori, perché in America…»
Signora Rigotti, lei ha sempre difeso le minoranze. Come è stato il suo risveglio?
Tremendo. E per vari motivi. Sale al potere un uomo che ha ostentato la sua ricchezza in tutti i modi. Senza contare, appunto, il suo disprezzo per le minoranze. È un personaggio diseducativo sotto ogni punto di vista.
Perché la “classe operaia” americana non è stata in grado di intuire questo pericolo?
Trump ha mostrato il suo lusso a tutti. E purtroppo l’ostentazione del lusso ha pagato. È l’effetto Berlusconi. Un meccanismo psicologico perverso. Si pensa che il potere dato a un uomo molto ricco, ci ricada addosso in qualche modo. Gli americani ci sono cascati in pieno.
Torniamo al concetto di “donnavecchia”. Ce lo può spiegare meglio?
Anche Trump è in la con gli anni. È del 1946. Ma è un “uomovecchio”. Secondo l’immaginario collettivo, l’uomo con l'età cresce in fascino, potere, saggezza. La donna no, perché il suo è un sapere eterno e sta nella bellezza e nel sentimento. Teorie che non condivido. Ma che hanno avuto la meglio.
Significa che una qualsiasi Michelle Obama al posto della Clinton, probabilmente, avrebbe vinto?
Ne sono convinta. Gli Stati Uniti rappresentano il nuovo mondo. Non possono accettare di essere guidati da una donna di 69 anni, che è simbolo di vecchiaia. Naturalmente la questione anagrafica è diventata catalizzante, scoperchiando tutti gli scheletri nell’armadio della Clinton. Diciamocelo chiaramente: entrambi i candidati erano mediocri. Ma per la Clinton il fatto di essere una “donnavecchia” è stato decisivo.
Cosa avrebbe significato per l’America avere una donna come presidente?
«La Clinton al potere avrebbe dato un segnale di continuità con la gestione precedente. E poi avrebbe dato speranza alle minoranze.
Dopo la Brexit, l’elezione di Trump.
Bisogna constatare un forte cedimento dei valori di libertà sull’asse anglo-americano. Gli americani devono preoccuparsi. Non si sa cosa abbia effettivamente in mente Trump. Ma alcuni segnali sono inquietanti. Come l’idea di smantellare il sistema sanitario voluto da Obama.
Solo gli americani si devono preoccupare?
No. Vi immaginate Trump che prende determinati accordi con gente come Putin o Erdogan? Salterebbe il mondo. Purtroppo non si tratta di un’ipotesi troppo remota.



