"Tra i vecchi leoni e i giovani rampanti c'è una generazione bruciata"

Rusconi: "Blocher avrebbe dovuto lasciare già tempo fa. La Rickli? Che gnocca!"
LUGANO - Con l'ultima tornata di ballottaggi si sono concluse le elezioni federali 2011. Se per l'UDC ticinese hanno rappresentato un momento storico - la conquista di un seggio al Nazionale dopo 90 anni - per l'UDC svizzero non si può dire siano andate altrettanto bene. Oggi Christoph Blocher si è fatto nettamente sconfiggere a Zurigo dai due consiglieri agli Stati uscenti, il presidente Toni Brunner ha perso il duello con Paul Rechsteiner a San Gallo e la vecchia volpe Ulrich Giezendanner non è riuscita a confermare il seggio democentrista nel canton Argovia. Un'inversione di tendenza dopo anni di continua crescita del partito? "Erano risultati preventivati al 90%" sostiene il consigliere nazionale UDC Pierre Rusconi.
Però a San Gallo Toni Brunner qualche speranza ce l'aveva.
"Sì, e c'è anche arrivato abbastanza vicino, a soli 1000 voti. Il problema è sempre lo stesso, il sistema maggioritario dei ballottaggi. Anche se in un cantone hai il 40%, ci vuole il 51%."
E l'UDC fatica a trovare alleanze.
"Sì, è quasi impossibile. È l'UDC contro tutti. Ma non c'è niente di nuovo, sono anni che andiamo avanti così."
Quindi lei non legge un'inversione di tendenza.
"Il caso Blocher è già un po' particolare. A livello di immaginario collettivo, dopo l'uscita dal Consiglio federale Blocher è entrato in una fase discendente, come immagine popolare. Pur essendo ancora del tutto lucido e brillante, ha 71 anni e dietro c'è altra gente che spinge. Si è visto anche per il Nazionale, a Zurigo la migliore votazione non l'ha fatta Blocher."
Sì, però la più votata, Nathalie Rickli, dalla sua ha il fatto di essere bionda e carina.
"Lei è gnocca. Io l'ho vista bene ed è una gnocca, detto paro paro. Ma, a parte questo aspetto, diciamo che evidentemente ogni tanto bisogna rinnovare. Entrare in politica è difficile, uscire ancora peggio. Però a un dato momento bisogna lasciare il posto a qualcun altro."
I vecchi leoni stanno uscendo di scena, ma l'impressione è che i sostituti stiano facendo fatica ad emergere.
"Senza voler tirare in ballo altri partiti, ma è la stessa situazione del PLR in Ticino. C'è tutta una generazione che è bruciata. Perché non se ne sono mai andati quelli che magari avrebbero dovuto lasciare il posto per tempo. Come il sindaco di Lugano..."
E come Blocher.
"Anche lui forse avrebbe dovuto lasciare prima. Non sarà sicuramente soddisfatto dei suoi risultati. Forse non era più il caso di andare a fare delle competizioni elettorali. Meglio uscire con la gloria che in discesa."
Blocher aveva criticato la campagna elettorale dell'UDC.
"È stata una campagna un po' a senso unico."
Lei come la valuta? È stata controproducente?
"Controproducente forse è troppo, però sicuramente non è stata attrattiva per una vasta cerchia di elettori. Era troppo mirata. Noi in Ticino abbiamo cercato di abbinare una nostra campagna, basata un po' più sulla simpatia, con immagini meno dure, meno di impatto, con un messaggio più distensivo, più collaborativo, meno cruento."
Tornando a Blocher. Chi sarà il suo sostituto? Toni Brunner, pur essendo presidente del partito, sembra non riesca a raccogliere tanti consensi.
"Brunner ha fatto una bella votazione. Sia lui che Blocher sono stati brillantemente eletti al Nazionale, dove si è eletti col proporzionale. Lì otteniamo dei buoni risultati, ma col maggioritario ci ritroviamo tutti i partiti coalizzati contro. Quindi o hai il 51% o non ce la fai. Devi riuscire a convogliare voti personali oltre ai voti partitici."
Però, a parte il sistema di voto, l'UDC ha perso qualche seggio. Si può comunque parlare di leggero calo?
"Sì, senza dubbio. Non è stato sicuramente un successo, ma la conquista di questi seggi agli Stati era un obiettivo probabilmente fuori portata e il partito ne era cosciente. Però ci abbiamo provato. Cosa dovevamo dire: "Andiamo a perdere agli Stati?". L'UDC ha una media del 27% a livello nazionale, che non corrisponde a livello di seggi agli Stati, dove ne abbiamo solo 5 su 46. Altri partiti invece sono sovrarappresentati."
Questo ruolo di "soli contro tutti" lei lo vedrebbe anche a livello di Consiglio federale?
"Bisogna vedere prima se riusciamo a ottenere il secondo seggio. Chiaramente non partiamo da una posizione di forza, a maggior ragione dopo questi risultati elettorali. Siamo sempre il primo gruppo, di gran lunga, ma questi numeri non ci aiutano. C'è da dire che nessun partito oggi riesce a ottenere un seggio da solo. C'è questa frammentazione, che richiede accordi."
Visto che l'UDC fatica a trovare accordi, non sarebbe meglio uscire dal Consiglio federale?
"C'è il pro e il contro. Il pro è che puoi fare un certo tipo di politica, che però è dispendiosa sia in mezzi sia in energie, perché devi lavorare a livello di referendum e iniziative. Se invece sei in Consiglio federale questo va automaticamente. Però il discorso cambierebbe avendo due seggi. Maurer l'ha detto chiaramente al nostro gruppo parlamentare: per lui, da solo, la situazione è pesante in Consiglio federale."
Nell'UDC c'è chi fa gli occhi dolci alla Widmer-Schlumpf. E lei, la voterebbe?
"No, e non penso che riceverà voti dall'UDC."
Qualche deputato UDC svizzero-tedesco si è però detto disposto a votare per lei.
"Perché ci sono delle aperture del suo partito nei confronti dell'UDC, ma non si sa se siano vere o opportunistiche. Si parlava di trattative tra PBD e PPD, ma sono andate a rotoli. Quindi il PBD rimane isolato e così non ha i numeri per fare assolutamente nulla, tantomeno per avere un consigliere federale. In questa situazione un "torna a casa, Lassie" potrebbe anche avverarsi."
Qual è quindi lo scenario più probabile, per come stanno le cose oggi?
"Da quello che ho potuto sentire, le possibilità di ottenere un secondo seggio ci sono. Da accordi che si stanno delineando sembra ci sia la disponibilità anche dei socialisti. Se noi diamo l'appoggio concreto al secondo socialista, loro darebbero il consenso al nostro secondo candidato. Poi dipenderà dal nome che l'UDC mette in campo. Se mettiamo personaggi troppo profilati riusciranno con difficoltà a ottenere il consenso. Ci vuole gente più moderata o considerata perlomeno tale. Al primo dicembre verranno sottoposte le candidature UDC, poi si vedrà."
Sarà un nome solo o un ticket?
"Da quello che si può immaginare dovrebbe essere un ticket composto da un romando e da uno svizzero-tedesco."
Riguardo all'esclusione dalla corsa di Marina Carobbio, lei cosa pensa?
"È un problema interno dei socialisti e dei romandi, che a parole sono latini e disponibili, ma quando si tratta di mettere in campo i nomi non lo sono molti. D'altra parte di consiglieri federali ottenuti grazie alla Romandia ne abbiamo avuto uno solo, Nello Celio. Dovuto poi a un fatto particolare sulla storia dei Mirage e alle dimissioni del consigliere federale Chaudet. Ma era l'unico seggio che i romandi hanno mai dato ai ticinesi, per il resto sono stati gli svizzero-tedeschi. Anche questa volta non si sono smentiti: hanno visto che la candidatura di Marina Carobbio era possibilmente forte, che avrebbe potuto trovare consenso anche al di fuori dell'area socialista, per cui hanno pensato di stangarla subito in modo da non doversi porre il problema."
Come delegazione ticinese pensate di sostenerla comunque?
"Non credo che abbia molto senso. L'ha detto lei stessa che per lei è finita lì. Se non ha il sostegno del suo partito diventa una candidatura di bandiera, ma abbiamo già visto che fine fanno. Credo che la sua posizione sia coerente."
Il Ticino aspetterà la prossima tornata.
"Campa cavallo... Se guardiamo l'età media dei consiglieri federali, dov'è che c'è posto?"
Magari un consigliere federale UDC ticinese.
"È l'unica possibilità a corto-medio termine, tra 4 anni. Prima non ce ne saranno di sicuro. Maurer dovrebbe restare ancora 4 anni, Burkhalter è giovane, Schneider-Ammann ha appena cominciato, la signora Leuthard non mi sembra il caso, Sommaruga è appena entrata e Berset o Maillard sarebbero anche loro nuovi. Quindi l'unico potrebbe essere l'UDC a presentare una candidatura ticinese tra 4 anni, ma non è evidente."
Lei qualche pensierino ce lo farebbe?
"No, avessi 50 anni aspetterei volentieri 4 anni, poi magari ipoteticamente... Ma siccome ne ho 60, per me è già un bel risultato avere ottenuto il seggio al Nazionale dopo 90 anni di UDC Ticino. Per provarci ci vuole già un po' di esperienza, di esecutivo cantonale o a livello nazionale. Il problema è che le nuove forze non hanno lo spazio per emergere.
Ogni tanto gira il nome di Marco Borradori.
"Lui la chance l'ha avuta un anno e mezzo fa, ma l'ha rifiutata. L'UDC, se può, preferisce comunque mettere uno dei suoi che uno della Lega. Un anno e mezzo fa la possibilità c'era, ma c'erano delle condizioni che Borradori non si è sentito di ossequiare e abbiamo dovuto lasciare perdere."




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