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"Fatemi tornare ad arbitrare a casa mia"

La vicenda di Ernesto Jesus Walzer, pittoresco arbitro 'esiliato' nel canton Neuchâtel a causa di un imprevisto professionale: "Il mio non è un caso isolato. Poco rispetto per chi fa un lavoro a turni"
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"Fatemi tornare ad arbitrare a casa mia"
La vicenda di Ernesto Jesus Walzer, pittoresco arbitro 'esiliato' nel canton Neuchâtel a causa di un imprevisto professionale: "Il mio non è un caso isolato. Poco rispetto per chi fa un lavoro a turni"
BELLINZONA - Ogni fine settimana percorre centinaia di chilometri per andare a fischiare sui campetti più sperduti della Romandia. Ernesto Jesus Walzer, 34 anni, di Locarno è uno degli arbitri più pittoreschi del calcio mino...

BELLINZONA - Ogni fine settimana percorre centinaia di chilometri per andare a fischiare sui campetti più sperduti della Romandia. Ernesto Jesus Walzer, 34 anni, di Locarno è uno degli arbitri più pittoreschi del calcio minore ticinese. O meglio, era. Perché oggi è ‘esiliato’ a Neuchâtel. Da oltre un anno è stato stralciato dall’albo della Federazione ticinese di calcio in seguito a un episodio quantomeno singolare. “Dovevo seguire un corso di aggiornamento a Bellinzona – spiega –, ma un imprevisto lavorativo mi bloccò all’ultimo momento. Quell’episodio mi fu fatale”.

Un fiume in piena - È infuriato, Ernesto. L’arbitraggio è la sua passione. E non riesce a capire perché è stato escluso in questo modo. “Facevo il postino – riprende –, è un lavoro con cui ti può capitare di tutto all’ultimo momento. Ho avvisato la Federazione. Lo ammetto, era forse un po’ tardi. Ma non potevo di certo abbandonare il mio posto di lavoro, con il capo anche piuttosto nervoso, per correre al corso. In seguito ho portato diversi giustificativi ai responsabili della Federazione. Invano. Tutto inutile”. La Federazione, infatti, blocca la ‘carriera’ di Ernesto. Ora il 34enne locarnese, se vuole arbitrare, deve recarsi in Svizzera francese. E lo fa regolarmente. Ogni week-end. “Alla fine non ci guadagno nulla – precisa –, perché non mi pagano le trasferte e i soldi che ricevo li uso per coprire i costi della benzina, il vitto e l’alloggio. Ma sono spinto dalla passione. Non potrei stare senza indossare la giacchetta nera. Ho voglia di tornare ad arbitrare in Ticino. Finora non hanno accolto le mie richieste, ma io non mollo. Quello che è giusto è giusto”.

Lamentele continue - Il caso di Ernesto, a suo dire, non sarebbe isolato. “La Federazione ticinese – fa notare – esige sempre di più. Soprattutto pretende che l’arbitraggio venga prima del lavoro. Questa situazione non riguarda solo me. Gli arbitri che hanno una professione a turni o ricca di imprevisti sono spesso penalizzati dalla Federazione. Di lamentele ne sento in continuazione, perché nonostante tutto mi sono rimasti molti amici nel mondo dell’arbitraggio ticinese”. Poi, Ernesto conclude con una frecciata ai quartieri alti della Federazione: “Il mio problema più grosso è che cerco sempre di dire le cose come stanno. Mi sono sempre comportato così. Anche in passato. Forse è anche per questo che qualcuno ha colto l’occasione per sbarazzarsi di me. Altrimenti non riesco a spiegarmi ”.

p.m.

Foto apertura: Tipress

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