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Il tossico acculturato

Il tossico acculturato
Il preoccupante e dilagante fenomeno dei consumatori di cocaina pero’ non solo non emerge dai dati della polizia - come si è potuto appurare  dalle dichiarazioni del primo tenente Orlando Gnosca - ma nemmeno da quelli di Ospedali e Centr...

Il preoccupante e dilagante fenomeno dei consumatori di cocaina pero’ non solo non emerge dai dati della polizia - come si è potuto appurare  dalle dichiarazioni del primo tenente Orlando Gnosca - ma nemmeno da quelli di Ospedali e Centri residenziali.
Si stima infatti che in Ticino, tra le 1500/1800 persone dedite a un  uso cronico di oppiacei, sia bassa la percentuale di chi sniffa cocaina. Dei 289 pazienti che si sono rivolti all’Antenna di Lugano nell’ultimo anno, secondo il rendiconto 2007, solo 52 avevano problemi con la polvere bianca.  A questo si deve aggiungere che negli ultimi anni le persone inserite con programmi nel settore residenziale sono in calo (da 95 del 1999 a 62 del 2007) e solo una piccolo numero evidenzia   problemi con la cocaina. Tuttavia, il fatto che i dati della polizia da un lato e della variegata offerta sanitaria dall’altro non riescano ad identificare il consumatore di coca, non significa che egli non esista. “Chi fa uso di questa sostanza, specie se è della “Lugano bene”, difficilmente rientra in questo tipo di statistiche, anche perché la prima via per la disintossicazione è quella del “ fai da te”, oppure del rivolgersi al proprio medico di famiglia, oppure ancora- in casi estremi-si ricorre a cliniche private”, come ci spiega Mirko Steiner, direttore del centro terapeutico Villa Argentina.

Inoltre, il fatto che la cocaina porti a dipendenza psichica e non immediatamente fisica, induce i consumatori a rinviare la richiesta di aiuto. Essa dà un effetto di potenza, forza e sicurezza, per cui i tossici non riconoscono subito il problema. Una tendenza confermata anche da Lorenzo Pezzoli di Ingrado ,addetto ai servizi per le dipendenze: “Seppur riceviamo numerose segnalazioni ( solo oggi ne abbiamo avute tre), le richieste arrivano ad uno stadio avanzato del problema, con il paziente in stato di irritabilita’ o paranoia. Inoltre, chi fa la segnalazione spesso è un parente e non il paziente stesso”. L’identificazione del cocainomane è dunque difficile e in aggiunta “bisogna considerare che ci sono diverse tipologie di cocainomane  non tutte sono visibili. Non tutti sono come il tossico di strada facilmente identificabile” continua Pezzoli. “C’è anche il tossico acculturato, quasi sempre di media estrazione sociale, che non si considera un vero tossicodipendente e dà una spiegazione razionale dell’uso di cocaina. Infine c’è il fruitore situazionale, ossia quello che ne fa un uso saltuario per essere accettato dal gruppo”. Una fauna, dunque,estremamente varia. 
“Per aiutare queste persone è necessario prima di tutto prendere atto del problema come un dato reale, anche se - come si sta dicendo - non emerge dalle statistiche. Si deve potenziare l’intervento dei medici di base ma anche riflettere sul motivo per cui questo problema è cosi’ diffuso nella società. La cocaina è una dipendenza ambientale, situazionale e non solamente legata alla sostanza stessa. Un’emergenza sociale che riguarda tutti.”

Angelica Isola

 

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