«Un affronto agli oltre 100mila firmatari»

Gli iniziativisti contrari all'acquisto di F-35 accusano il Consiglio federale di una «vile manovra»
BERNA - La decisione odierna del Consiglio federale di non sottoporre al voto l'iniziativa "Stop F-35" prima della scadenza dell'offerta d'acquisto dei caccia è «uno scherno a una democrazia funzionante» e «una vile manovra» per evitare il giudizio popolare. Lo affermano i promotori dell'iniziativa che invece avrebbero voluto un «dibattito fattuale e onesto».
«Chiediamo, né più né meno, che gli elettori possano votare sul più grande contratto di armamenti della storia svizzera», scrivono in un comunicato i fautori dell'iniziativa popolare "Contro gli F-35 (Stop F-35)".
È un «affronto agli oltre 100'000 firmatari» dell'iniziativa, ma anche alla «più grande minoranza possibile della popolazione», aggiungono in riferimento alla votazione del settembre 2020 sull'acquisto di nuovi aerei da combattimento, accettato con appena il 50,1% dei voti.
Gli iniziativisti - Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE), Partito socialista e Verdi - chiedono quindi al Parlamento di rifiutare di includere una scadenza per la firma del contratto di acquisto nel messaggio sull'esercito in occasione della sessione autunnale.
Il Consiglio federale - scrivono ancora nella nota odierna - non ha mancato di «offendere», prima scegliendo l'F-35, un jet «totalmente sopravvalutato», e in seguito con una procedura di valutazione «opaca». Secondo gli iniziativisti, si è poi toccato l'apice con la «vuota promessa» della ministra della difesa Viola Amherd di attendere in ogni caso un voto sull'iniziativa prima di firmare i contratti.




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