Cerca e trova immobili

LA SENTENZALa militante resta anonima, ma la condanna è valida

20.10.22 - 12:56
Lo conferma il Tribunale federale. Il decreto d'accusa contiene elementi sufficienti a identificarla «senza ambiguità»
Depositphotos
Fonte ats
La militante resta anonima, ma la condanna è valida
Lo conferma il Tribunale federale. Il decreto d'accusa contiene elementi sufficienti a identificarla «senza ambiguità»

LOSANNA - La condanna di una militante evacuata dalla "Zone à défendre" (ZAD) di Mormont (VD) è valida, anche se la persona interessata non ha voluto fornire le generalità, ha stabilito il Tribunale federale (TF). I tribunali di primo e secondo grado invece avrebbero dovuto pronunciarsi sulle opposizioni al decreto di accusa presentate dagli attivisti.

I giudici di Mon Repos hanno ammesso parzialmente il ricorso presentato da una "zadista" che si era rifiutata di identificarsi. Dopo l'evacuazione del Mormont, alla fine di marzo 2021, "Inconnue 0173, alias Vela Ortie Etoile" era stata condannata a 60 giorni di prigione, 30 aliquote giornaliere e 700 franchi di ammenda.

In una sentenza pubblicata oggi, il Tribunale federale ha confermato la validità del decreto di accusa. Questo documento dovrebbe in linea di principio fornire il cognome, il nome, la data di nascita, nonché il luogo di origine e di residenza dell'imputata. Nel caso in questione, contiene comunque elementi sufficienti - descrizione, profilo del DNA e impronte digitali - per identificare la persona interessata «senza ambiguità». Il procedimento penale non può essere paralizzato dal semplice fatto che l'identità dell'imputato non è nota o è nota solo in parte, sottolineano i giudici federali.

Sul secondo punto, il Tribunale federale ha invece dato ragione alla ricorrente. La sua opposizione era stata erroneamente dichiarata inammissibile prima dal tribunale di Nyon e poi dal Tribunale cantonale vodese perché non conteneva né il nome né la firma dell'interessata. Per l'Alta Corte se l'identificazione è sufficiente per il decreto penale, deve essere sufficiente anche per l'opposizione. Il caso viene quindi rinviato al Tribunale cantonale - e poi, di rimbalzo, alla Procura - per essere riesaminato.

Abbandono del procedimento?
La collina del Mormont era stata occupata, tra l'ottobre 2020 e il marzo 2021, da un gruppo di ambientalisti per protestare contro l'espansione della cava appartenente a Holcim. Visto che Holcim ha ritirato la denuncia, la violazione di domicilio, che era il reato più grave presumibilmente commesso, viene abbandonata. «Non ci potrà quindi essere una pena detentiva, che era una sentenza sproporzionata», ha dichiarato a Keystone-ATS l'avvocato Gaspard Genton.

A suo avviso, l'unico reato rimanente in questo caso è un reato minore: impedimento di atti dell'autorità e disobbedienza a decisioni dell'autorità. L'avvocato spera in un abbandono del procedimento. «Anche se la condanna fosse lieve, la contesteremmo e la discuteremmo nel merito», ha detto. A suo avviso infatti «gli atti pacifici di protesta politica dei manifestanti alla ZAD di Mormont sono protetti dalla libertà di riunione e dalla libertà di espressione».

«Il Tribunale federale ha riscontrato una violazione del diritto di accesso a un giudice, che è un diritto fondamentale», ha spiegato il legale. È difficile sapere quante persone siano interessate da questa decisione. Forse tra i 15 e i 30, secondo Genton che fornisce un «ordine di grandezza». «Abbiamo vinto. La Procura perde ancora una volta davanti al Tribunale federale», ha aggiunto.

Il Ministero pubblico prende atto
Il procuratore generale Eric Cottier riconosce di non essere stato seguito su questo punto. Il TF ha preso atto della «natura molto singolare» del caso, che ha descritto come una «configurazione senza precedenti», ha sottolineato.

Per il resto, ha affermato: «A causa della molteplicità dei casi, ogni dossier deve essere analizzato alla luce delle considerazioni della decisione odierna al fine di determinare, caso per caso, le implicazioni pratiche». Cottier non ha precisato se questa revisione potrà essere effettuata prima della fine dell'anno, quando andrà in pensione.

Il Ministero pubblico ricorda che in circa 80 casi gli zadisti sono stati condannati con decreto penale. Fra questi figurano militanti che si sono identificati immediatamente, altri che lo hanno fatto durante il procedimento e coloro che hanno persistito nel loro rifiuto.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 

marco17 1 anno fa su tio
Ci mancherebbe solo che questi perdigiorno, potessero cavarsela rifiutandosi di fornire la loro identità!
NOTIZIE PIÙ LETTE