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Angela e Hassan "incastrati" dal blitz nello stabile pieno di bosniaci

ITALIA/SVIZZERAAngela e Hassan "incastrati" dal blitz nello stabile pieno di bosniaci

25.03.16 - 14:44
Si erano rifugiati in una palazzina in provincia di Bergamo. Erano tutti stranieri. Nessun contatto con gli altri inquilini. Tutti i dettagli del loro ritrovamento
La stanza dove dormivano Angela e Hassan - fonte Carabinieri
Angela e Hassan "incastrati" dal blitz nello stabile pieno di bosniaci
Si erano rifugiati in una palazzina in provincia di Bergamo. Erano tutti stranieri. Nessun contatto con gli altri inquilini. Tutti i dettagli del loro ritrovamento

MILANO - Due mesi in fuga. Questa mattina, attorno alle 3.00 la parola fine. Non ci credevano nemmeno loro, la secondina Angela Magdici e il carcerato Hassan Kiko, quando hanno visto i carabinieri fare irruzione nell'abitazione in cui si erano rifugiati, a Romano di Lombardia in provincia di Bergamo.
Attimi concitati quelli del blitz, che sono stati ricostruiti oggi, nel corso di una conferenza stampa, dal Comando Provinciale Carabinieri di Milano.

La fuga, passando dal Ticino - Prima di arrivare a Romano di Lombardia, i due fuggitivi hanno attraversato il Ticino a bordo dell'auto appartenente ad Angela, e dopo aver superato la frontiera hanno fatto una prima tappa a Como. In seguito si sono spostati in provincia di Bergamo. L'intenzione era di andare a Romano di Lombardia. Qui hanno preso in affitto un appartamento situato in una palazzina di 9 piani. Un intero stabile abitato da stranieri, quasi tutti di origine balcanica. Angela e Hassan hanno soggiornato al settimo piano.

Una vita spartana - «Non avevano contatti con gli altri inquilini. Uscivano pochissimo. E anche le telefonate erano ridotte al minimo essenziale» è stato spiegato durante la conferenza stampa. Non poteva essere diversamente. I due si erano resi conto della vasta eco mediatica che la loro fuga aveva originato alle nostre latitudini. Sapevano che i telefonini erano sotto stretto controllo, ma non immaginavano che sarebbero state proprio quelle poche telefonate a permettere agli inquirenti di arrivare alla loro cattura.

Incastrati dai cellulari - «Siamo riusciti a localizzarli grazie ai telefonini e soprattutto grazie a un lavoro di stretta collaborazione con le autorità svizzere che sin dal primo giorno osservavano ogni minimo segnale telefonico. Non è stato facile da parte nostra individuare che la coppia si trovava al settimo piano». Una volta localizzata l'esatta posizione dei due, i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale (Ros) hanno fatto irruzione nell'appartamento. Sono stati impiegati anche alcuni elicotteri. Sul posto al momento dell'operazione tra i 40 uomini delle forze dell'ordine erano presenti anche agenti zurighesi, ha detto Daniel Schndyer, portavoce della polizia cantonale.

Resistenza all'arresto - Angela e Hassan hanno cercato di porre resistenza all'arresto. Secondo quanto reso noto dai carabinieri, ci sono voluti quattro agenti per bloccare la donna, che è una esperta di karaté e che non ha mostrato di voler collaborare. «È stata una resistenza passiva, non hanno collaborato» spiegano dal Comando dei Carabinieri. Dunque non c'è stata collutazione e i due hanno parlato pochissimo. «La donna non ha mostrato pentimento, sposando invece pienamente la causa siriana» spiegano gli inquirenti.

Il progetto di andare in Medio Oriente - Nell'appartamento non sono state trovate armi, bensì lettere che testimoniavano la loro relazione sentimentale. Ma anche un progetto: quello di lasciare al più presto l'Italia per recarsi in Medio Oriente. « Alcune telefonate fatte dalla donna in Austria e Germania fanno pensare che i due volessero tornare nella terra d'origine dell'uomo", ha aggiunto il comandante del Ros (Raggruppamento operativo speciale) di Milano, Paolo Storoni. Non si sa se la destinazione fosse la Siria.

Angela Magdici e Hassan Kiko sono ora a disposizione delle autorità italiane e restano in attesa della richiesta di estrazione da parte della Svizzera.

È una vicenda sentimentale - "Questo non è un caso di terrorismo, ma piuttosto una vicenda sentimentale", ha precisato il portavoce dei carabinieri citato dai media. Sui due amanti pendeva un ordine di cattura internazionale, dopo l'evasione nella notte tra l'8 e il 9 febbraio dalla prigione di Dietikon (ZH), dove il siriano scontava una pena a quattro anni di carcere per stupro.

 

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