«Il lavoro a tempo parziale non deve corrispondere alla povertà»

Travail Suisse propone nuove condizioni per eliminare gli svantaggi di chi non lavora a tempo pieno, sfruttare meglio il potenziale della forza lavoro e contrastare la carenza di personale qualificato.
ZURIGO - La federazione sindacale Travail Suisse ha presentato martedì 19 richieste per migliorare le condizioni del lavoro part-time ed eliminare gli svantaggi ad esso legati. D'altra parte, circa il 37% di tutti i lavoratori in Svizzera lavora a tempo parziale.
Il lavoro a tempo parziale è una particolarità dell’economia svizzera, come spiegato in un incontro a Berna con i media dai rappresentanti di Travail Suisse e dalle federazioni affiliate. Questo tipo di lavoro è svolto al 56% da donne e al 16% da uomini. In entrambi i casi, la percentuale è in costante aumento.
Come sottolineato da Adrian Wüthrich, presidente di Travail Suisse, l’analisi sul campo ha rilevato che il lavoro a tempo parziale risponde ai bisogni dei lavoratori. Non deve più, quindi, costituire un rischio di povertà o un ostacolo alla carriera, ma diventare una vera e propria alternativa, paritaria e valida, al lavoro a tempo pieno.
Per questo motivo, la federazione chiede un adeguamento delle leggi attualmente orientate alle posizioni a tempo pieno. Tra le altre cose, invita a migliorare il sistema pensionistico e la tutela dei lavoratori nel contesto del part-time.
Salari minimi più alti nei CCL - Un’altra richiesta riguarda i salari. Perché è soprattutto nei settori a bassa retribuzione che molte donne lavorano a tempo parziale, come ha fatto notare la presidentessa del sindacato Syna, Yvonne Feri. Queste, insomma, non dovrebbero più trovarsi di fronte alla scelta tra povertà e sovraccarico di lavoro.
Per questo motivo, nei contratti collettivi di lavoro (CCL) dichiarati di obbligatorietà generale, i salari minimi per un impiego a tempo pieno dovrebbero essere di 4500 franchi al mese per i lavoratori non qualificati e di 5000 franchi per coloro che hanno completato una formazione professionale.
Secondo la consigliera nazionale Greta Gysin (Verdi/TI), presidente di Transfair, per garantire una pianificazione equilibrata tra lavoro a tempo parziale e vita familiare sono necessari giorni fissi di riposo. La Posta si era opposta a tale accordo durante le ultime trattative sui CCL, ma ora sta ottenendo buoni risultati con questa soluzione.
Dal canto suo Giorgio Fonio, consigliere nazionale del Centro (TI) e vicepresidente di Travail Suisse, ha criticato l’utilizzo frequente dei lavoratori part-time come riserva per gli straordinari. Queste ore supplementari, infatti, non vengono retribuite adeguatamente, poiché tali lavoratori non raggiungono l’orario settimanale previsto per un impiego a tempo pieno. Per Fonio, insomma, l’orario massimo dovrebbe essere definito in proporzione alla percentuale di lavoro.
Adrian Wüthrich ha ricordato che, secondo l’Ufficio federale di statistica, i lavoratori in Svizzera hanno un orario settimanale medio di 42 ore e 19 minuti per un impiego al 100%, portandoli al primo posto in Europa in termini di ore lavorate. Nonostante l’aumento della produttività, questa situazione non è cambiata.
Le attuali critiche da parte dei datori di lavoro all'attività a tempo parziale non sarebbero insomma giustificate. Le coppie con figli, ad esempio, potrebbero lavorare più facilmente part-time. Ciò permetterebbe di sfruttare meglio il potenziale della forza lavoro e contrastare la carenza di personale qualificato, con benefici anche per l’economia.