Ammazza l'amica, la confessione della 14enne: «Volevo uccidere qualcuno»

È ancora in corso l’indagine sull’omicidio della 15enne che ha scosso la cittadina di Berikon, nel cantone di Argovia.
BERIKON - «Volevo uccidere qualcuno». Sono le parole espresse dalla 14enne che lo scorso 11 maggio ha ucciso a coltellate la migliore amica di un anno più grande di lei. Un fatto di sangue che aveva sconvolto non solo il piccolo comune di Berikon (canton Argovia) dove si è consumato l'omicidio, ma tutta la Svizzera.
«Ho agito per rabbia» - L'inchiesta è ancora in corso, ma il Blick ha potuto consultare il fascicolo redatto dal Ministero pubblico grazie a una fonte vicina al caso. Interrogata il giorno dopo l'incidente, la ragazza ha spiegato di aver agito per rabbia. Un sentimento rivolto soprattutto verso sé stessa. «Ho sbagliato tutto». Quando ha accoltellato l'amica, ha detto di non aver pensato a nulla.
Violenza inspiegabile - Un gesto che, malgrado queste prime dichiarazioni, rimane ancora inspiegabile. «Gli atti di violenza così gravi in bambini di età inferiore ai 15 anni sono rari. E soprattutto nel caso delle ragazze, rimangono casi eccezionali», ha spiegato Volker Schmidt, co-direttore del Centro di medicina legale per bambini e adolescenti, della Clinica psichiatrica universitaria di Zurigo. Schmidt si occupa di seguire i giovani che hanno commesso degli atti gravi.
Delusione e frustrazione - La 14enne viveva con i genitori a Rudolfstetten (sempre nel canton Argovia). Nel rapporto emerge un'immagine complessa: riferisce di aver deluso molte persone, in particolare la sua famiglia, a causa dei suoi risultati scolastici. A quanto pare in passato aveva già espresso la volontà di farsi del male.
Interviene lo stress - Gli investigatori ritengono che soffrisse di un profondo stress psicologico. Volker Schmidt conferma che i disturbi mentali sono comuni tra i giovani autori di violenza: «Il 60-90% di loro riceve una diagnosi, tre volte di più rispetto alla popolazione generale. Si tratta spesso di disturbi comportamentali, disturbi post-traumatici o dipendenze».
Poche amiche - La mamma della 14enne ha spiegato che negli ultimi mesi molti amici della giovane si erano allontanati. Solo la vittima le era rimasta vicina. «I giovani che rimangono emarginati spesso sviluppano una bassa autostima», spiega il dottor Volker Schmidt. «Alcuni finiscono per provare risentimento verso gli altri che possono portare all'odio e alla rabbia».
L'isolamento? - «Volevo uccidere qualcuno. Non vedevo altra via d'uscita», ha ammesso la 14enne. Volker Schmidt sottolinea che i disturbi mentali non giustificano le azioni violente, ma ne aiutano a comprendere le cause e a individuare le misure più adeguate da adottare. «Alcuni giovani arrivano a sentirsi come se non avessero più nulla da perdere». Secondo l’esperto, «questa condizione di disperazione può sfociare nell’isolamento e in fantasie violente, spesso accompagnate da segnali premonitori che possono manifestarsi sui social media o attraverso disegni».