Diviso fra hockey e... motori: «Sogno una partita in National League»


Bo Salerno ha giocato l'ultima stagione con i GDT Bellinzona Snakes e ha iniziato un bachelor in Ingegneria Meccanica: «Le mie due passioni».
Il difensore ticinese ha anche conquistato una Coppa Svizzera con l'Arosa: «È un'esperienza che ricordo con molto piacere».
Bo Salerno ha giocato l'ultima stagione con i GDT Bellinzona Snakes e ha iniziato un bachelor in Ingegneria Meccanica: «Le mie due passioni».
Il difensore ticinese ha anche conquistato una Coppa Svizzera con l'Arosa: «È un'esperienza che ricordo con molto piacere».
SAVOSA - La passione per l’hockey, ma anche per i motori: il 27enne Bo Salerno ha diversi progetti riguardanti il suo futuro.
Nelle ultime due stagioni il difensore ticinese – cresciuto nel settore giovanile del Lugano – ha militato in Swiss League, dapprima nel Winterthur e poi nei GDT Bellinzona Snakes. «Giocare fra i cadetti mi ha regalato delle grandi emozioni e sono riconoscente per avere ricevuto questa possibilità», sono state le parole di Salerno, nato in Texas. «Tuttavia il tempo passa, non sono più così giovane e il sogno che avevo fin da bambino di militare nella massima serie si sta allontanando. Ho sempre lavorato duramente per riuscirci, ma finora la chiamata non è mai arrivata».
Quali sono le tue caratteristiche?
«Non sono mai stato un giocatore che cambia le partite, per cui ho sempre dovuto lottare per ritagliarmi il mio spazio. Sono un difensore con caratteristiche prettamente difensive e di conseguenza ho qualche lacuna a livello offensivo. Questo aspetto ha sicuramente frenato la mia carriera, anche perché nell’hockey moderno sono richiesti giocatori che sappiano lavorare nelle due direzioni e che portino alla squadra gol e assist. Nel corso degli anni mi sono concentrato sui miei punti di forza e ho provato a migliorare le lacune, ma non è evidente cambiare il proprio gioco».
Prima dell’esperienza di Winterthur il 27enne ha militato un quinquennio all’Arosa, in MyHockeyLeague (2018/2023), vincendo anche una Coppa Svizzera di categoria.
«Ad Arosa sono stato molto bene, l’ambiente era caloroso e il club aveva come obiettivo la promozione in Swiss League. Sono rimasto subito affascinato dal progetto e sarebbe stato un onore realizzare un’impresa del genere con una società dal passato glorioso, ma purtroppo così non è stato. Abbiamo sempre incontrato qualche difficoltà, che fosse di natura finanziaria o sportiva, visto che affrontavamo degli avversari ostici come Basilea e Martigny. In ogni caso l’atmosfera alla pista era fantastica e grazie alla stagione sciistica siamo arrivati ad avere anche più di un migliaio di spettatori sugli spalti per un match. È stata un’esperienza che ricordo con piacere, mi ha permesso di crescere come persona e di imparare lo svizzero tedesco. Nel periodo estivo lavoravo inoltre in un’azienda di impianti sanitari e carpenteria di proprietà del presidente, mentre nell’alta stagione preparavo gli scarponi e fornivo gli sci a noleggio ai turisti. Nell’ultimo anno ho invece svolto la mansione del postino, iniziavo alle 6 di mattina per poi scendere nella valle e consegnare la corrispondenza agli abitanti».
Le buone prestazioni offerte con l’Arosa hanno permesso al ticinese di salire di categoria e di strappare un contratto al Winterthur.
«Ero felice e anche se inizialmente dovevo ricoprire un ruolo marginale, mi sono ben presto ritagliato un posto in squadra. Ho praticamente giocato tutte le partite e a fine stagione il Winterthur ha disputato per la prima volta i playoff di Swiss League. Lo spogliatoio era unito e la squadra formata da un bel mix di giovani di talento e di giocatori di esperienza. Nei quarti di finale avevamo anche affrontato degnamente il La Chaux de Fonds vincendo 5-0 gara-4, ma perdendola poi a tavolino per aver schierato un giocatore che non avrebbe potuto scendere in pista. Invece di pareggiare la serie 2-2 ci siamo ritrovati in svantaggio 1-3, con gara-5 da giocare in trasferta e non c’è stato niente da fare».
Perché è finito il rapporto?
«Posso solo ringraziare il club per avermi dato la possibilità di giocare in SL, anche se a livello personale ho vissuto una grande delusione. Ho ricevuto dei riscontri positivi da parte dei dirigenti e pensavo di poter rinnovare il contratto, ma non è successo a causa della loro politica di puntare sullo sviluppo dei giovani locali. Mi è poi stato offerto un posto agli Snakes a inizio estate ma non sapevo cosa fare, volevo abbandonare il sogno legato all’hockey e ritirarmi. Così, iniziando a riflettere sul mio futuro, ho deciso di iscrivermi alla SUPSI per seguire il percorso di Ingegneria Meccanica. Non è stato facile tornare a studiare dopo una decina d’anni, ma la scuola mi ha permesso di diluire il carico scolastico e di allungare la durata del bachelor se avessi continuato a giocare a un livello professionistico, perciò mi sono legato ai GDT».
Come hai maturato questa scelta?
«A 18 anni ho ottenuto il diploma di polimeccanico, un apprendistato svolto presso le FFS di Bellinzona, per cui ho sempre respirato un certo tipo di ambiente. Negli ultimi tempi la passione per smontare e customizzare le moto è inoltre aumentata notevolmente. Sono infatti riuscito a creare un’Honda cm125 e una BMW R80, trasformandole in Moto Café Racer, cambiando componenti per rendere il mezzo più moderno ma mantenendo lo stile retrò. È stato gratificante, anche perché ho capito di avere un altro interesse oltre all’hockey e ho quindi deciso di collegarlo all’ingegneria meccanica. Ho poi svolto l’esame d’entrata e ottenuto la possibilità di iniziare un nuovo e intrigante capitolo della mia vita».
E con i GDT Bellinzona Snakes?
«Bisognerà innanzitutto capire quale sarà il destino della squadra. Il mio sogno sarebbe di riuscire a disputare un giorno anche solo una partita in NL, ma sarei anche contento di poter continuare a collaborare con il progetto dei GDT, che reputo molto importante per la crescita dei giovani ticinesi. ll campionato è competitivo e i ragazzi hanno la possibilità di evolversi confrontandosi con avversari di valore, per poi provare il grande salto nella massima serie. Non c’è però il sostegno necessario intorno alla società, il budget è ridotto e in queste condizioni è difficile allestire una squadra competitiva».