Sono passati (quasi) 40 anni ma sembra ieri
«Nella foto del profilo di whatsapp festeggio indossando la maglia del Bellinzona».
BELLINZONA - Una stagione, quella magica 1986-87, è bastata per far diventare Paulo Cesar uno degli idoli incontrastati della tifoseria del Bellinzona.
Arrivato in Ticino direttamente da San Paolo, l’attaccante brasiliano, un concentrato di classe e senso del gol, ha preso per mano una squadra organizzata e combattiva, facendola crescere e portandola a disputare un campionato di DNA molto buono. Un campionato divertente e seguitissimo: raramente come in quell’annata il Comunale si è infatti riempito di passione. Di tifosi innamorati. E a quegli stessi tifosi il club della Capitale ha fatto un piccolo, grande, regalo: per festeggiare un compleanno importante ha riportato a casa il funambolo sudamericano. Il grande eroe.
Questa sera, in occasione delle celebrazioni per i 120 anni di storia dell’ACB, Paulo Cesar sarà infatti nuovamente granata. Insieme ad altri grandi ex e alla squadra attuale, dalle ore 19 sarà presente alla cena di gala organizzata dal club all’Espocentro di Bellinzona (per chi fosse interessato, riservare un posto e partecipare all’evento è ancora possibile).
«Arrivai un po’ a sorpresa in questo club, in questa città, e subito me ne innamorai - ha raccontato proprio Paulo Cesar - Ero abituato a società grandi, con tantissimi tifosi. Ero passato dal Corinthians, dal San Paolo e dal Botafogo, realtà con 40 milioni di tifosi, eppure la passione trovata qui in Ticino mi sorprese, non la conoscevo. I bellinzonesi ci erano vicini, ci spingevano, si facevano sentire. Ci amavano insomma. E per quel che riguarda la squadra, l’amore era ricambiato, ve lo posso assicurare. Noi adoravamo i nostri supporter. Il Comunale, era pieno di calore, era incredibile, qualcosa di indescrivibile».
Un anno solo ma spettacolare.
«A un certo punto arrivammo a essere anche secondi in classifica. Eravamo un bel gruppo, molto unito. Insieme ci divertivamo e vincevamo…».
E tu segnasti 20 reti in 30 partite.
«Fu una bella stagione, ma il merito fu di tutti. Quello che ricordo con più piacere, riguardo a quell’anno, non è in ogni modo quello che accadde in campo. L’aspetto più bello e sorprendente di quell’avventura fu il coinvolgimento della città. Non riuscivo quasi ad andare in giro che tutti mi fermavano per raccontare quanto tenessero alla squadra, a quello che stavamo facendo. E devo ammettere che anche oggi che sono tornato qui, in molti, per strada, mi hanno riconosciuto e ne hanno approfittato per ricordare quei momenti. Persone di 70-80 anni: è stato molto emozionate».
La festa dei 120 anni è un evento importante per l’ACB.
«Ed essere invitato mi ha riempito di gioia. Ho accettato di partecipare con grande entusiasmo: mi sento infatti ancora parte di questo mondo, di questo club. Come foto del profilo di whatsapp, per farvi capire, ne ho una mentre festeggio indossando la maglia del Bellinzona».