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Luca Viganò: "Il giocatore più forte con cui ho giocato? Kamensky"

Il 49enne ed ex campione dell'Ambrì dal 1985 al 1997 non ha ancora deciso di appendere i pattini al chiodo e nonostante l'età è un punto fermo del Biasca che milita in Seconda Lega
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Luca Viganò: "Il giocatore più forte con cui ho giocato? Kamensky"
Il 49enne ed ex campione dell'Ambrì dal 1985 al 1997 non ha ancora deciso di appendere i pattini al chiodo e nonostante l'età è un punto fermo del Biasca che milita in Seconda Lega
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BIASCA - Nel Biasca, che disputa il campionato di Seconda Lega di hockey su ghiaccio, militano diversi giocatori formati nel settore giovanile dell'Ambrì, ma ce n'é uno, Luca Viganò, che ha giocato nella Prima Squ...

BIASCA - Nel Biasca, che disputa il campionato di Seconda Lega di hockey su ghiaccio, militano diversi giocatori formati nel settore giovanile dell'Ambrì, ma ce n'é uno, Luca Viganò, che ha giocato nella Prima Squadra dei biancoblù addirittura dal 1985 al 1997. L'ex attaccante dei leventinesi ha poi militato per un anno nel Losanna e due nell'Olten in LNB, terminando la sua carriera professionistica con gli svizzero tedeschi. Da quel momento Viganò non si è più fermato e ha giocato a livello minore dapprima nel Bellinzona, poi e ancora tutt'ora nel Biasca. A 49 anni è ancora un punto fermo della squadra, anche se il Biasca non ta navigando in buone acque: dopo 14 partite la compagine delle tre valli si trova decima a 14 punti e il gruppo è reduce da una sconfitta fra le mura amiche contro l'Urdorf (2-3), ora ottavo con 17 punti.

Luca Viganò, avete perso lo scontro diretto nell’ultima partita dell’anno contro l’Urdorf. Cos’è successo?
“Abbiamo preso troppe penalità nel primo tempo e giocando con quattro linee abbiamo perso un po’ il ritmo. Non ci voleva questa sconfitta, erano alla nostra portata e quando abbiamo raggiunto il 2-2 abbiamo preso una penalità stupida. Anche se avevamo la partita in mano, abbiamo poi preso la rete in inferiorità numerica".

50 anni e non sentirli. Qual è il tuo segreto?
“Intanto ne ho ancora 49. Nel 1997 ho smesso insieme a Brenno Celio perché Huras non ci voleva più, ma adorando così tanto questo sport ho deciso di rimanere nel giro. Per quanto riguarda il mio fisico, mi tengo abbastanza in forma e finché ce la faccio e mi piace il gioco, non smetto. A una certa età il gioco diventa diverso: non cerchi piu troppo il contrasto fisico o a fare rissa. Inoltre fortunatamente non ho mai avuto infortuni gravi, mi alleno sempre e mi diverto ancora, anche se l’obiettivo è arrivare fino 50 anni. L’importante è avere un bel gruppo in squadra, il resto viene da sé”.

Come vedi il tuo futuro?
“Mi piace l’ambiente e mi piacerebbe restare come assistente allenatore. Per il momento prendere una squadra mia penso che sia troppo presto, magari più in avanti. L’Ambrì mi ha chiesto di allenare i bambini quando sono tornato nel 2003-2004, ma l’impegno era grande, ho allenato i mini due anni ed ero alla pista cinque volte la settimana. Non smetterei comunque il mio lavoro all'ufficio di tassazione a Biasca per fare l’head coach. Non è cosi sicura la vita dell’allenatore". 

Qual'é il giocatore più forte con cui ho giocato insieme? E l'avversario?
"Ho giocato con diversi giocatori forti, Leonov, Malkov, Petrov e Chibirev per esempio, ma penso che Valery Kamensky fosse una spanna sopra tutti. Come avversari senza ombra di dubbio dico Bykov e Khomutov. I due russi del Friborgo facevano impazzire tutti. Mi ricordo che sono andato a vedere i Mondiali a Friborgo e Berna nel 1990 con l’Unione sovietica vittoriosa e nello stesso anno il Friborgo li ha comprati. Erano due mostri ed é da quel momento che è cambiato l’hockey svizzero, visto che molti giocatori hanno copiato il loro stile. Il problema del Friborgo era il portiere ed è per quello che non ha mai vinto il titolo e nei playoff il portiere è fondamentale. Ne facevano tanti di gol ma ne hanno anche presi tanti".

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