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HOCKEYLarry Huras studia per tornare in panchina

08.10.20 - 08:00
Chiacchierata con l'ex allenatore di Ambrì e Lugano: «Il coronavirus? Momento difficile, ma non è una guerra».
Keystone (archivio)
Larry Huras studia per tornare in panchina
Chiacchierata con l'ex allenatore di Ambrì e Lugano: «Il coronavirus? Momento difficile, ma non è una guerra».
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SALT LAKE CITY - Costantemente aggiornato e voglioso un giorno di ritrovare una panchina. Larry Huras è sempre Larry Huras: mai banale e con l'hockey perennemente in testa. Nonostante il passaporto indichi 65 anni, ha una voglia matta di tornare alla guida di una squadra. 

L'ultima sua avventura da allenatore risale ormai a oltre tre anni fa, quando nell'aprile del 2017 aveva lasciato il Friborgo. Chiusa la parentesi burgunda l'ex coach di Ambrì e Lugano si era lanciato in qualcosa di totalmente nuovo: l'hockey tramite app, un sistema che consente agli allenatori in giro per il mondo di lavorare sulla tattica con animazioni in alta definizione. Un sistema in piena espansione e sempre più ricercato dai vari allenatori, persino della NHL. E non solo nell'hockey su ghiaccio...

Larry, come hai vissuto i mesi legati alla pandemia?
«È sicuramente un momento difficile per tutto il mondo, ma non mi sento di paragonarlo a una guerra. Ho vissuto questo lungo periodo in Canada a casa mia, adesso invece mi trovo nello Utah. La mia estate è stata molto diversa rispetto alle altre, solitamente avevamo costantemente visite di amici e parenti mentre quest'anno siamo stati soli. Mia moglie ha avuto meno lavoro, ha cucinato molto poco (ride)».

Nelle tue zone ci sono stati tanti casi?
«Nella zona in cui ho trascorso il periodo più complicato della pandemia - nella periferia di Toronto - ci sono stati circa 140 casi in sei mesi e nessun morto. Ora tutti attendiamo l'inverno, non penso che sarà molto tranquillo». 

Da amante dell'hockey qual è Huras non si è perso qualche sprazzo del derby ticinese...
«Esattamente. Ho guardato un pezzo della sfida di venerdì. Il Lugano è più forte dell'Ambrì, i biancoblù mi sono sembrati un po' nervosi. L'Ambrì sta incontrando parecchie difficoltà nell'andare a segno, d'altronde il problema non lo scopriamo oggi: se non segnano gli stranieri diventa dura. Ma so che Luca e Paolo stanno facendo un ottimo lavoro, ho grande fiducia in loro». 

Come procede la tua attività con l'app?
«È un lavoro quotidiano, ogni giorno sono all'opera. Si sta diffondendo molto, abbiamo toccato quota 37 paesi. Persino in Israele e in Kuwait. Ora lavoriamo pure con allenatori di Inline Hockey, in Spagna e Portogallo. È molto interessante poiché questa attività mi permette di rimanere a stretto contatto con l'hockey di diversi paesi».

Quando ti ritroveremo in panchina?
«Ho avuto un paio di discussioni nelle ultime settimane, ma niente di realmente interessante. Tengo le strade sempre aperte. Sono contento della mia vita attuale ma non lo nego, ci sono molti aspetti che dell'hockey mi mancano: la routine, i contatti con i giocatori, l'adrenalina, la competizione. Mi aggiorno sempre così da farmi trovare pronto a un'eventuale chiamata: il gioco continua a evolvere e per questo non puoi perdere il treno». 

...e in Ticino quando ti rivedremo?
«Normalmente ogni inverno vengo due settimane in Svizzera per incontrare un po' di amici e per andare a sciare. Quest'anno con il Covid è più difficile. Nonostante ciò dico "Viva l'hockey ticinese"». 

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