Alessandro Proto: "Con il Ticino non ho chiuso"

Alessandro Proto è agli arresti domiciliari a due passi dal Duomo, ma con la testa è ancora in Ticino dove la holding che porta il suo nome è più attiva che mai
LUGANO - “Proto investe in Argentina”, “Proto vende la villa di Alberto Sordi”, o l'ultimissima: “Alessandro Proto e Carlos Slim acquistano il 19% del New York Times”. È tornato alla carica − o almeno sembra, stando alla stampa d’oltre confine di questi giorni − l'immobiliarista dei Vip più discusso. Detto anche il Christian Grey del Ceresio: «quello di “50 sfumature di grigio”, sì... ma la stampa ultimamente mi fa passare piuttosto per il lupo di Wall Street!». Insomma, lupo o agnello, a un anno esatto dal suo arresto per, citiamo, «false informazioni e manipolazione del mercato», siamo andati a trovare Alessandro Proto nel suo ufficio milanese a due passi dal Duomo: proprio là, dove scattarono le manette e dove il 40enne già domiciliato in quel di Lugano, ora ai domiciliari in quel di Milano, passa le sue ore di permesso "di lavoro".
Ma a cosa lavora adesso, Proto?
"Ho i miei progetti, privati".
I giornali parlano di nuovi affari “da Vip”: il regista Sorrentino, la presidentessa dell'Argentina Cristina Kirchner... addirittura Carlos Slim, uno degli uomini più ricchi del mondo, si sarebbe rivolto a lei! Ma lei non è ai domiciliari proprio per “false informazioni”?
"Certo, ma io non ho niente a che fare con queste ultime operazioni. I personaggi che lei cita non si sono rivolti a me, ma alla Proto Organization, che porta il mio nome ma di cui io ho interamente affidato le redini a una persona di mia fiducia, a Lugano".
Lei si è ritirato dagli affari, dunque?
"Solo per il momento, finché l’odissea giudiziaria non sarà finita".
A proposito: ora le è arrivata anche una multa da record, 4,5 milioni di euro.
"Assurdo. Solo ai Ligresti è andata peggio, finora. Ma nel mio caso nessuno ha mai dimostrato che io abbia guadagnato cifre del genere con mezzi illeciti".
Pare però che sui conti di una sua società a Chiasso ci siano circa 10 milioni bloccati dal Ministero pubblico ticinese.
"La cifra è esagerata, l’origine del denaro del tutto lecita: si tratta di bonifici fatti da nostri clienti per delle consulenze. Ho già iniziato a chiarire la cosa con il Ministero pubblico tramite i miei legali a Lugano".
Lei però non può più recarsi in Ticino...
"Non è vero. I giudici milanesi mi hanno lasciato il passaporto: vuol dire che, dopotutto, si fidano".
E lei ci tornerebbe, in Ticino?
"Ho ancora casa a Lugano: so che si sta valutando il ritiro del mio permesso di residenza, a causa della mia assenza prolungata. Assenza che, naturalmente, non dipende dalla mia volontà. Io amo il Ticino e mi ci vedo senz’altro anche in futuro. Spero presto".




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