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BANCHE«Rafforzare la solidità delle banche svizzere»

22.06.23 - 07:55
Dopo la crisi Credit Suisse la Banca nazionale svizzera (BNS) indica la via per evitare crisi di fiducia.
20min/Matthias Spicher
Fonte ats awp
«Rafforzare la solidità delle banche svizzere»
Dopo la crisi Credit Suisse la Banca nazionale svizzera (BNS) indica la via per evitare crisi di fiducia.

ZURIGO - La Banca nazionale svizzera (BNS) vuole trarre insegnamenti dalla crisi di Credit Suisse, che a marzo è stato costretto a fondersi con la concorrente UBS per evitare il fallimento. In particolare nuove misure devono mirare a permettere di rafforzare la solidità delle banche per evitare una perdita di fiducia da parte di investitori e clienti.

Le banche devono rispettare i requisiti di fondi propri, ma questo non è sufficiente, ha indicato la BNS nel suo rapporto annuale sulla stabilità finanziaria pubblicato oggi.

Il ratio di fondi propri di Credit Suisse superava in effetti i requisiti, ma il mercato e le agenzie di rating mettevano sempre più in dubbio la capacità di Credit Suisse di generare utili, la sua solidità e la sua capacità di attuare il processo di ristrutturazione annunciato nell'ottobre 2022.

L'istituto di emissione ha anche constatato che i cosiddetti strumenti finanziari AT1, destinati ad assorbire le perdite, «non sono stati efficaci». Credit Suisse non ha in effetti annullato i pagamenti degli interessi su queste obbligazioni, cosa che avrebbe migliorato la situazione finanziaria.

Il deflusso di fondi che la banca ha registrato alla fine del 2022 e all'inizio del 2023 è stato "senza precedenti" e superiore a quanto previsto dalle autorità di regolamentazione. La liquidità della banca e il sostegno della BNS "non sono stati sufficienti a coprire il massiccio deflusso di liquidità", ha osservato.

L'esperienza del crollo di Credit Suisse, il secondo istituto bancario svizzero al momento della sua scomparsa, ha dimostrato anche la debolezza delle regole messe in atto per salvare o consentire la ristrutturazione ordinata degli istituti «too big to fai» (TBTF). La BNS ha ricordato che a marzo le autorità avevano deciso di non attivare queste misure, ritenendo che non avrebbero ripristinato la fiducia nell'istituto in crisi.

La debacle di Credit Suisse «dimostra la necessità di rivedere il quadro normativo sui TBTF per consentire un intervento più tempestivo», ha concluso la BNS nel suo rapporto 2023, passando la palla alle autorità, che devono trarre insegnamento da quanto successo. Per di più se si considera che la nuova entità risultante dalla fusione UBS-Credit Suisse ha una maggiore importanza sistemica e presenta maggiori rischi potenziali per la piazza finanziaria svizzera.

Le norme sul TBTF e sulla liquidità devono essere riviste e le misure devono essere presentate entro 12 mesi al parlamento, che ha deciso di istituire una Commissione parlamentare d'inchiesta (CPI) sul crollo di Credit Suisse. La BNS contribuirà a questi lavori.

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COMMENTI
 

Luigi Bianchi 10 mesi fa su tio
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UtenteTio 10 mesi fa su tio
Banche svizzere, quali sarebbero nel 2023? Mi spiace ma di riffa o di raffa le banche si sono suicidate da sole andando ad assumere incompetenti in giacca e cravatta, vedi il CS dove c'è chi ne ha combinate peggio di Bertoldo o altri ed è andato via con un baule bello pieno di franchi. L'affare CS è stato ben pilotato da molti attori e non è di certo un segreto che all'interno le cose si sapevano, ma c'è ancora chi nega per convenienza come i sindacati, strano, lo sapevano nel caso BSI e CS no, infatti non hanno fatto nulla di utile per non schiacciare i calli sensibili dei manager. CS è dal 2010 che il titolo perdeva in borsa e quando arrivi a certi limiti il destino è segnato.

francox 10 mesi fa su tio
In gennaio al C.S. mi dicevano di non spostare il conto, che non c'era nessun pericolo. Ora so quanta fiducia si meritano le banche.
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